Bruxelles – I “Big Brother Awards” sono veri e propri “anti-premi” che incoronano annualmente l’abuso delle tecnologie di sorveglianza e le applicazioni mangia-dati in Belgio. Quest’anno a vincere sono state le scuole, colpevoli di violare ogni momento di privacy degli alunni. La competizione è organizzata dalla “Liga voor mensenrechten”, la Lega per i diritti umani belga contro gli attacchi discriminatori alla persona, in collaborazione con l’European Digital Rights.
La giuria di esperti ha assegnato il premio per dare un chiaro segnale perché aumenti la consapevolezza, evidenziando la natura invasiva della privacy insita nella sistematica osservazione degli alunni da parte loro scuole. Queste misure di sorveglianza, spiegano in loro difesa i presidi, sono rivolte all’individuazione di primi segnali di radicalizzazione o di qualsiasi altra forma di violenza nelle scuole.
“Le attuali tecnologie vengono spesso abusate dalle scuole in modi che vanno oltre ciò che è accettabile”, si è espressa la giuria dei Big Brother Awards in merito alla consegna degli anti-premi, reputando invasivi questi nuovi metodi di prevenzione . “Questo tipo di sorveglianza rappresenta una grave rottura della fiducia che si deve instaurare tra scuola e studente. E’ invece un esempio lampante di come le scuole possono oltrepassare il segno. Se si crea un clima di paura e sospetto, c’è il rischio che questi diventino dei valori per i giovani” hanno aggiunto i giurati.
Nell’occhio del ciclone anche le applicazioni che raccolgono dati in modo intrusivo. La Ovb, Flemish law society, che ha partecipato alla nomination, ha criticato le app utilizzate dalle scuole belghe e la loro policy sulla privacy spesso poco trasparente. “Le app vi conoscono più di quanto voi conosciate voi stessi, sanno sempre dove siete. Le disposizioni sulla privacy non indicano con chiarezza le ragioni e i modi in cui le informazioni personali sono raccolte e utilizzate. E i consumatori non ne sono pienamente consapevoli, o non pensano che sia importante” hanno affermato gli esponenti della Ovb.
“Le scuole non dovrebbero controllare le attività online dei loro studenti. Anche i ragazzi hanno il diritto alla libera espressione e alla privacy” hanno concluso gli organizzatori. Fidarsi o non fidarsi dei propri alunni? Le scuole belghe sembrano più orientate verso la seconda opzione.