di Bo Rothstein, professore di scienze politiche alle università di Göteborg e di Oxford e membro dell’Accademia reale delle scienze svedese
Un recente studio dimostra che la corruzione è un problema sociale molto più grave di quanto non si pensasse. Un’analisi comparativa tra paesi ha rivelato che la corruzione influisce negativamente su praticamente tutti gli indicatori di benessere, tra cui la mortalità infantile, la prosperità economica, l’aspettativa di vita, la percentuale di bambini sotto la soglia di povertà, l’accesso all’acqua pulita, il tasso di mortalità materna, la capacità di risolvere i problemi ambientali e così via. Inoltre, la corruzione sembra essere anche alla radice di molte guerre civili e tra Stati.
La corruzione influisce negativamente anche su indicatori più soggettivi quali il grado di soddisfazione personale, il livello di felicità e la fiducia negli altri. Per quanto misurare il grado di corruzione nei vari paesi presenti delle ovvie difficoltà, possiamo stimare con una certa certezza che più del 70 per cento della popolazione mondiale vive in paesi che presentano istituzioni pubbliche disfunzionali. Questo significa che il problema principale in molti paesi non è la mancanza di capitale, di competenze o di risorse naturali ma precisamente la corruzione diffusa nelle istituzioni pubbliche.
Ovviamente nessuna società moderna è del tutto esente dalla corruzione. È importante sottolineare, però, che la corruzione non è un problema che affligge solo i paesi in via di sviluppo. Numerose analisi individuano nella corruzione l’origine di molti dei problemi economici della Grecia e dell’Italia, per esempio. Anche la crisi finanziaria del 2008 può essere spiegata in termini di corruzione, secondo alcuni. Come il livello di criminalità, anche il livello di corruzione varia tra le diverse comunità. In cima alla lista dei paesi con i livelli di corruzioni più bassi figurano solitamente i paesi dell’Europa nordoccidentale, l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda. Relativamente ai paesi vicini, anche paesi come il Botswana, il Cile e l’Estonia se la cavano abbastanza bene.
Le cause della corruzioni sono molteplici, ma uno dei risultati più sorprendenti dello studio è che la popolazione dei paesi ad alto tasso di corruzione non tende ad interiorizzare questo comportamento. Al contrario, la maggior parte delle persone rifiuta questo tipo di comportamento e si rende conto dei danni che essa arreca alle loro comunità. La gente accetta queste pratiche perché non ritiene che vi sia alternativa. O perché, come spesso si sente dire, “così fan tutti”.
Da dove nasce questa impressione di corruzione diffusa, però? In molti casi, essa proviene dall’élite politica ed economica delle società in questione. Quando la corruzione è diffusa ai piani alti della piramide sociale, essa tende a diffondersi rapidamente nel resto della società. Come recita il proverbio tedesco, “il pesce marcisce dall’interno”. Se la condotta etica di chi ricopre ruoli di responsabilità nelle imprese private e nelle istituzioni pubbliche ha un impatto così significativo sul resto della società, allora la dimensione etica della formazione che queste persone ricevono assume un’importanza cruciale.
Da questo punto di vista, è interessante notare che diversi studi indipendenti dimostrano che chi studia economia è più incline alla corruzione di chi studia altre materia. All’origine sembra esserci l’enfasi posta in molti corsi di economia e di business sull’importanza del comportamento egoistico e della cura degli interessi individuali, in base al principio dell’homo oeconomicus. Si tratta di un risultato molto preoccupante, soprattutto se consideriamo che chi studia economia tende a ricoprire ruoli di alto livello nella società.
È un problema che riguarda da vicino anche il premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel, più comunemente noto come premo Nobel per l’economia. Il premio non era previsto dal testamento di Alfred Nobel del 1895, ma fu creato nel 1968 in seguito all’istituzione da parte della banca centrale svedese di un fondo speciale per il conferimento del premio. Il processo di nomina è in mano all’Accademia reale delle scienze svedese.
Il premio è da sempre al centro di numerose controversie: da un lato c’è chi ritiene che l’economia non possa considerarsi una scienza alla pari, poniamo, della fisica o della chimica; dall’altro c’è chi accusa il premio di favorire gli economisti di matrice liberista. Il problema che vorrei sollevare io, però, è di natura superiore. Se è vero che lo studio dell’economia genera una soglia di tolleranza alla corruzione più alta della media, questo rappresenta un problema estremamente grave, soprattutto alla luce delle conclusioni dello studio riportato in cima all’articolo. In questo caso, il premio contraddirebbe in maniera esplicita il testamento di Alfred Nobel, che stipula che i premi debbono essere assegnati a «coloro che, durante l’anno precedente, più abbiano contributo al benessere dell’umanità». Un premio che rischia di contribuire ad una maggiore corruzione del mondo rappresenta ovviamente l’opposto di ciò.
Come membro dell’Accademia reale delle scienze svedese, assumerò dunque l’iniziativa affinché questa questione venga affrontata con la massima urgenza. Finché questa indagine non sarà conclusa, propongo di indire una moratoria sul premio. Chiedo inoltre alla Fondazione Nobel di considerare se sia il caso di continuare a gestire un premio che vìola platealmente la volontà espressa da Alfred Nobel nel suo testamento.