Roma – Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si è fatto attendere al vertice europeo per approvare il disegno di legge di stabilità nell’ultimo giorno utile per la sua presentazione alla Commissione Ue. La manovra contiene l’abolizione delle tasse sulla prima casa, misura sulla quale anche oggi, da Bruxelles, sono arrivate critiche espresse stavolta dal vicepresidente dell’esecutivo comunitario Vladis Dombrovskis. Il commissario con delega all’Euro ha ricordato che interventi sulla tassazione dovrebbero essere orientati a uno spostamento della pressione fiscale dal lavoro ai patrimoni e ai consumi.
Il premier, in conferenza stampa, ha preferito lasciare la risposta al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il quale ha ridimensionato la polemica derubricando a una semplice indicazione le parole di Dombrovskis, e precisando comunque che “questa manovra abbatte le tasse sulla prima casa ma anche quelle sulle attività delle imprese”. Secondo il titolare di Via XX Settembre “non c’è un’alternativa” tra le due misure per la quale una impedisca di adottare l’altra.
“Noi agiamo a tutto campo”, ha concluso il ministro sull’argomento, mentre Renzi ha scherzato: “Io sarei stato meno diplomatico”. La motivazione che ha spinto il governo a proporre comunque l’abolizione dell’Imu, proseguendo nel braccio di ferro con Bruxelles, è che il taglio “ha il valore simbolico di dire agli italiani – una popolazione con circa l’80% di famiglie in possesso della propria casa – che finalmente le tasse vanno giù”, ha spiegato il premier augurandosi come ulteriore effetto della misura un rilancio dell’edilizia.
Queste le spiegazioni ufficiali. C’è però chi considera l’abbattimento dell’Imu come una mossa per guadagnare consenso elettorale, proprio perché riguarda l’80% delle famiglie e i precedenti storici dimostrano che può valere una vittoria alle urne (era il 2008 quando Silvio Berlusconi sconfisse Romano Prodi proprio annunciando di cancellare l’imposta sulla prima abitazione).
Al di là delle tasse sugli immobili di residenza, la manovra ha un valore complessivo “di poco inferiore ai 27 miliardi di euro nella ‘versione base’ – ha illustrato il capo del governo – mentre nella versione ‘accessoriata’ saliamo a 30”. I 3 miliardi di differenza stanno nella clausola sulla flessibilità per le spese eccezionali, cui l’Italia intende appellarsi per togliere dal vincolo del Patto di stabilità gli oneri sostenuti per l’emergenza immigrazione.
“È la Commissione europea che deve chiarire come intende gestire queste spese indubbiamente straordinarie”, ha dichiarato Padoan. Qualora fosse accordato il ricorso a questa flessibilità, il governo anticiperà “al 2016 il taglio dell’Ires e alcuni interventi sull’edilizia scolastica che sono già previsti per il 2017”, ha annunciato Renzi. Riguardo alle altre clausole di flessibilità, quella sulle riforme e quella sugli investimenti, l’esecutivo è convinto di non avere problemi ad ottenerle, e stima il loro valore in 13 miliardi.
Palazzo Chigi confida in una valutazione positiva della manovra da parte della Commissione Ue, perché “a Bruxelles ci sono paesi che parlano di regole ma non le rispettano”, tuona Renzi, mentre “noi che pensiamo vadano cambiate, nel frattempo le rispettiamo”.
Riguardo alle altre misure contenute nella manovra, sono confermati gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni. Tuttavia, per i contratti firmati nel 2016 saranno ridotti al 40% e dureranno solo due anni, mentre chi assume nel 2015 ha uno sgravio totale che durerà per 3 anni. Per le aziende c’è l’ulteriore sostegno del cosiddetto ‘super ammortamento’, ovvero la possibilità di detrarre il 140% degli investimenti fatti per l’acquisto di beni strumentali a far data da oggi e per tutto il 2016.
Sulle pensioni non sarà introdotta la flessibilità per anticipare l’uscita dal lavoro, ma ci sarà la settima salvaguardia per gli esodati, la proroga dell’opzione donna (le donne con 35 anni di contributi versati potranno ritirarsi a 57 anni) e l’introduzione di un part-time per gli over 63, che d’accordo con il loro datore potranno ridurre l’orario di lavoro senza subire decurtazioni della pensione, a patto che lo stesso datore versi loro i contributi come se continuassero a lavorare a tempo pieno.
La legge di stabilità porta a 111 miliardi il fondo per la Sanità, un miliardo in più rispetto al 2015, anche se le Regioni chiedevano che arrivasse a 114, come previsto dal Patto per la salute. In campo sociale, la manovra assegna 600 milioni di euro a misure contro la povertà e prevede il finanziamento di una legge sul ‘dopodinoi’, una norma che il premier garantisce verrà fatta il prossimo anno per tutelare i disabili a cui vengano a mancare i genitori che li assistono. Inoltre, un ulteriore intervento è previsto per l’efficientamento energetico delle case popolari.