Roma – Se c’è una lezione che tutte le forze politiche italiane hanno imparato da Silvio Berlusconi è che la tassa sulla casa può valere il successo elettorale in un Paese come il nostro, in cui l’80% delle famiglie è proprietaria dell’abitazione di residenza. Forse è per questo che, memori della campagna per le politiche del 2008, in cui il Cavaliere sconfisse Romano Prodi grazie alla promessa di far sparire l’allora Ici, i politici dell’intero arco parlamentare non osano esprimere giudizi negativi sulla misura inserita dal governo nella legge di stabilità 2016.
Nella maggioranza è ovvio trovare il sostegno incondizionato al provvedimento che continua a suscitare le critiche da parte della Commissione europea. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha più volte rivendicato il ruolo del suo partito, Ncd, nel pretendere che la misura valesse per tutti e per sempre, e tra i dem le uniche distinzioni arrivano dalla minoranza, che non critica l’abolizione ma avrebbe preferito fosse mantenuta per gli immobili di pregio, come chiede Sel.
Dall’opposizione c’è chi addirittura si intesta la paternità dell’idea, e non a torto. È il presidente del gruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, ad accusare su Twitter il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, colpevole a suo avviso di copiare Berlusconi senza dirlo.
Legge stabilità @matteorenzi: solite balle. Copia Berlusconi senza dirlo. Ma soprattutto senza coperture. @PCPadoan
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) October 15, 2015
Anche la Lega si guarda bene dal criticare l’abolizione della tassa, con il capogruppo a Montecitorio, Massimiliano Fedriga, che denuncia il governo di aver anzi aumentato in precedenza le imposte sulla casa. “Ci ha raccontato che toglierà l’Imu agricola, la stessa tassa che proprio Renzi aveva messo pochi mesi fa – accusa l’esponente del Carroccio – ha sbandierato che toglierà la Tasi, dimenticandosi che anche questa l’ha introdotta il suo partito e che lo stesso Matteo Renzi ha aumentato di un miliardo di euro le tasse sulla casa, riuscendo a superare perfino il record di Monti”, conclude Fedriga.
Neppure il Movimento 5 Stelle si sottrae al fascino elettorale dell’abolizione dell’Imu. Alla domanda se anche loro, al governo, adotterebbero la misura, il vicepresidente pentastellato di Montecitorio, Luigi Di Maio risponde senza esitazione: “Sì, lo faremmo ma finanziando il taglio di questa imposta prendendo le risorse dai 10 miliardi di costo degli enti inutili e non dalla sanità”.
Per trovare qualcuno che attacchi la misura bisogna rivolgersi alle forze extraparlamentari come Rifondazione comunista-Sinistra europea, il cui segretario, Paolo Ferrero, ha bollato l’abolizione dell’Imu sulla prima casa come “un regalo diretto alle 50 mila famiglie più ricche del Paese, che abitano in ville di pregio e castelli”. Anche lui, dunque, non sembra biasimare del tutto la misura. Segno che, a dispetto della crisi del mercato immobiliare, investire sul mattone conviene ancora, almeno a livello elettorale.