Bruxelles – Tutti presenti al momento degli impegni, quasi tutti scomparsi ora che si tratta di passare alla pratica. Dopo avere concordato, nel corso del vertice straordinario del 23 settembre, di mettere sul piatto impegni economici imponenti per tentare di risolvere la crisi dei rifugiati, ora che si tratta di mettere mano al portafogli gli Stati membri si sono fatti di nebbia. Secondo quanto concordato con la Commissione, dalle capitali dovevano arrivare 500 milioni di euro di contributo per il Trust fund per la Siria (a cui la Commissione contribuirà con altri 500 milioni) e altri 500 per aiuti umanitari da destinare all’Unhcr al World Food Programme e ad altre associazioni. Ebbene, per il momento, le cifre sono ben altre: a disposizione del fondo fiduciario per la Siria gli Stati hanno messo in tutto 8 milioni di euro contro i 500 richiesti (5 sono arrivati dalla Germania, 3 dall’Italia). Per gli aiuti umanitari, va un po’ meglio, ma si è ancora fermi a 274,64 milioni di offerta invece dei 500 previsti. I contributi sono arrivati da Cipro, Repubblica Ceca, Spagna, Finlandia, Lussemburgo, Lettonia, Polonia, Gran Bretagna e anche Italia, che ci ha messo oltre 23 milioni di euro, secondo contributo più elevato dopo quello della Germania (100 milioni di euro). A conti fatti mancano 492 milioni di euro al Trust Fund per la Siria e altri 225 e rotti di aiuti umanitari che gli Stati avevano promesso di mettere a disposizione con una generosità che ora pare scomparsa.
La situazione non piace per nulla alla Commissione europea che ha deciso di pubblicare tutte le cifre, denunciando una grossa distanza tra le promesse e i fatti. “È il momento di parlare con franchezza gli uni con gli altri e di fare quello che si è promesso il 23 settembre, questo sarà il messaggio di Juncker agli Stati membri domani nel corso del Consiglio europeo”, anticipa il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, che sintetizza: “Parlare abbiamo parlato, ora è il momento di concretizzare”. Non tutti sono da condannare: alcuni Paesi, concede il commissario, hanno dato segnali positivi. Ad esempio l’Austria ha fornito 100 esperti alle agenzie europee che aiutano gli Stati a gestire la crisi dei rifugiati, ma ora l’esempio deve essere seguito anche da altri.
“Esigo che il Consiglio di domani metta a disposizione i milioni, non basta fare le promesse, bisogna far seguire alle promesse i fatti”, ha tuonato Jean-Claude Juncker in audizione al Parlamento europeo, chiedendo anche di mantenere le promesse non solo sui finanziamenti, ma anche sul personale promesso. “Ci era stato promesso che l’Agenzia europea per l’Asilo europeo avrebbe avuto 744 posti ulteriori, gli Stati hanno dato solo 71 persone. Frontex ha chiesto 775 agenti, gliene sono stati offerti 41”.
Anche nelle conclusioni del Consiglio di domani, anticipano fonti europee, sarà probabilmente ripetuto l’appello agli Stati affinché mantengano le promesse, anche se non sarà fissata alcuna deadline per contribuire. Alcune capitali vogliono aspettare il summit di Valletta in programma 11 e 12 novembre per fare direttamente in quell’occasione le proprie offerte ma il presidente del Consiglio europeo “Tusk – spiegano fonti Ue – chiederà di contribuire prima del summit di Valletta perché è importante costruire una buona atmosfera e solo i contributi degli Stati faranno vedere che l’Ue ha buona volontà nei negoziati con i Paesi terzi”.