Bruxelles – I bombardamenti della Russia che “vanno oltre” la lotta contro l’Isis e colpiscono le “opposizioni moderate” al regime di Bashar al-Assad “creano grande preoccupazione e devono cessare immediatamente”. Non fanno giri di parole i ministri degli Esteri dell’Unione europea che, riuniti a Lussemburgo, decidono di inviare un messaggio chiaro a Mosca sull’atteggiamento da tenere nel teatro siriano. “Troppe le violazioni russe dello spazio aereo dei Paesi vicini”, lamentano i ministri Ue, prendendo le parti soprattutto della Turchia che ha denunciato incursioni di Mosca nei suoi cieli. L’escalation militare russa, avvisano i capi delle diplomazie europee, “rischiano di prolungare il conflitto, minare il processo politico, aggravare la situazione umanitaria e accrescere la radicalizzazione”. Non solo: “Il fatto che non ci sia coordinamento con gli altri attori che conducono azioni sui cieli siriani è pericoloso in sé”, avverte l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini che però apre ad un “ruolo significativo e importante che la Russia può giocare”, soprattutto “nell’esercitare pressione o coinvolgendo il regime siriano nel processo politico”.
Assad dunque al tavolo delle trattative politiche? “Dire che bisogna cominciare urgentemente il processo di transizione politica vuole dire che serve un test di realtà e la realtà è che c’è ancora il regime” in Siria oltre al terrorismo. Serve dunque “un approccio diverso che significa anche includere al tavolo dei negoziati rappresentanti del regime”, chiarisce Mogherini. Ma si tratta solo della necessaria fase di transizione. Poi “non ci può essere una pace duratura in Siria sotto la leadership attuale e fino a che non si terranno in considerazione le legittime richieste e aspirazioni di tutte le componenti della società siriana”, chiariscono le conclusioni della riunione dei ministri europei. Il punto è cruciale per la Francia, da sempre inflessibile su una possibile riabilitazione di Assad e contraria anche ad includerlo nel processo politico: “La transizione politica è la condizione per la pace in Siria” e questa “va fatta senza Assad”, è convinto il ministro per gli affari europei di Parigi, Harlem Desir. Più “flessibile sulle modalità della partenza e sui tempi” dell’uscita di scena del dittatore siriano Londra, secondo cui il futuro della Siria non è comunque con Assad, spiega il ministro degli Esteri, Philip Hammond.
Con o senza esponenti del regime di Assad ora bisogna “garantire che il processo politico cominci”, sottolinea Mogherini, spiegando che “da stasera l’Ue lavorerà letteralmente mano nella mano” con l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan De Mistura per iniziare il processo politico. Un “lavoro comune quotidiano” tanto più urgente quanto pi “la situazione sul terreno si deteriora”, fa notare l’Alto rappresentante, secondo cui, nella pratica, alcuni dialoghi saranno condotti da De Mistura, altri da Mogherini stessa e altri ancora a quattro mani.
E a proposito di processi politici, ad uno snodo cruciale è arrivato quello in Libia, dove ora i due governi di Tobruk e Tripoli stanno valutando se sostenere la proposta di governo di unità nazionale formulata dopo numerosi round di negoziati sotto la guida delle Nazioni Unite. “L’Ue chiede a tutte le parti libiche di approvare e supportare rapidametne questo accordo così che la Libia possa intraprendere un percorso di pace e prosperità”, sottolineano i ministri Ue nelle conclusioni del consiglio Esteri. Una volta che questo sarà accaduto, “siamo pronti a fornire tutto il supporto che la Libia chiederà e di cui avrà bisogno”, anche “finanziariamente”, garantisce Mogherini.
Non basta invece parlare di supporto economico per quanto riguarda la collaborazione con la Turchia sul fronte immigrazione, altro tema caldo sul tavolo dei ministri. L’Ue sta chiedendo ad Ankara, che già ospita sul suo territorio due milioni e mezzo di profughi, uno sforzo ulteriore per costruire nuovi campi di accoglienza ed evitare altre partenze verso l’Europa. Uno sforzo immane per cui non basterà il sostegno finanziario, per quanto ingente (è già stato garantito un miliardo di euro). “L’Ue intavolerà un dialogo su diversi punto che interessano la Turchia: dal problema dei visti al problema stesso dell’antico negoziato di avvicinamento del Paese all’Ue”, spiega il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni a fine riunione. La Turchia, insomma, “non è un Paese che collabora solo sulla base di un contributo economico”, ma bisogna “prendere molto sul serio” le richieste turche su tutti i fronti. Anche “dare segnali di apertura” su un possibile futuro della Turchia nell’Ue sarà “importante”, anche se “la questione non si risolve di sicuro nelle prossime settimane”, chiarisce Gentiloni.