Berlino – Una grande giornata di protesta, che ha visto riunirsi più di 150.000 persone al Großer Stern. La manifestazione nazionale tedesca contro il Trattato commerciale e degli investimenti Ue-Usa (il Ttip) è stata un grande successo secondo gli organizzatori, che non si aspettavano una tale partecipazione.
Una piazza stracolma, più di 30 associazioni e parti della società civile tra cui WWF, Greenpeace, DGB, Ver.di e Attac. Tantissime le bandiere del partito Die Linke. Molti tedeschi, da tempo, sono contrari al Ttip, e il caso Volkswagen non ha cambiato le cose.
Sul palco ieri pomeriggio si sono alternati diversi speaker ribadendo il no al trattato, che, secondo il movimento, creerebbe maggiore instabilità economica, un incremento della disoccupazione e ridurrebbe i cittadini europei a meri “clienti”. Particolare attenzione è stata data alla possibilità di intentare cause per perdita di profitto se gli stati porteranno avanti legislazioni che potenzialmente possano mettere in discussione le aspettative di profitto delle stesse imprese. “Che ne sarà la democrazia?” se gli stati dovranno rispondere ad un organismo internazionale che metterà sullo stesso piano un governo e una corporation? E’ la domanda che risuona dal palco.
Forte anche la rappresentanza dei sindacati, la DGB (Deutscher Gewerkschaftsbund – Confederazione dei sindacati tedeschi) era in prima fila con Reiner Hoffman che dal palco ha lanciato il suo monito: “Un commercio internazionale può solo esistere con forti diritti per i lavoratori, un trattato che non riconosce i principi basilari dei lavoratori, come libertà di associazione e contrattazione collettiva non lo possiamo sostenere”
Non basta quindi la possibilità di muoversi liberamente per i lavoratori degli stati aderenti al trattato, la vera paura è quella di una perdita di diritti e di un progressivo ribasso dei salari minimi. In molto ieri citavano uno studio della Tufts University del Massachusetts, infatti, gli effetti positivi del trattato non sono così scontati e si rischia una depressione della domanda interna e una diminuzione del PIL europeo, che insieme a quello degli Stati Uniti rappresenta circa il 50% del PIL mondiale.
Per finire non sembra essere sufficiente la campagna di informazione e sensibilizzazione da parte della Commissione Europea che dedica una pagina web, un e-book e diversi video alla spiegazione del trattato. Emerge un desiderio di trasparenza dalle parole di Roland Süß di Attac: “Non accettiamo trattative segrete in Stati democratici, ci deve essere e abbiamo il diritto di trasparenza, basta con la diplomazia segreta”