Bruxelles – “Come Bruxelles ha sbalestrato lo sperma europeo”: è il titolo in prima pagina del quotidiano francese Libération oggi in edicola, che accusa la Commissione Ue di aver assecondato le lobby dell’industria contrarie alla regolamentazione e limitazione dell’uso dei perturbatori endocrini.
Onnipresenti in molti prodotti di consumo quotidiano (da shampoo e cosmetici ai detergenti agli imballaggi alimentari e alle vernici, dai farmaci ai giocattoli e ai rivestimenti antiaderenti delle pentole), queste sostanze chimiche sono accusate, con prove ormai piuttosto solide, di provocare conseguenze gravi sulla salute: riduzione della fertilità (con una diminuzione degli spermatozoi nell’uomo), obesità, diabete, cancro (in particolare alla prostata), malattie della tiroide, danni al cervello e al sistema immunitario, disfunzioni dell’apprendimento e del comportamento sessuale.
Nell’articolo interno, di due pagine, il quotidiano riporta le rivelazioni della giornalista d’inchiesta Stéphane Horel nel suo libro “Intoxication”, appena pubblicato in francese, sulla battaglia che si è svolta negli ultimi anni all’interno della Commissione europea, fra la Direzione generale Ambiente, che voleva regolamentare e limitare l’uso dei perturbatori endocrini, e la Direzione generale Salute e Sicurezza alimentare (Sanco), più sensibile alle pressioni delle lobby industriali (soprattutto del settore petrolchimico), che avevano interesse a ritardare qualunque provvedimento e che hanno sistematicamente cercato di screditare le ricerche scientifiche allarmanti sulla tossicità di queste sostanze.
In questa battaglia, all’interno di un’istituzione che ha come missione quella di promuovere e difendere l’interesse generale europeo, avrebbe dovuto prevalere l’esigenza di proteggere i cittadini europei e l’ambiente, applicando il principio di precauzione. Ma non è andata così, almeno fino a ora.
L’articolo interno di Libération (“Come le lobby hanno vinto”) ricorda che, nonostante la Commissione si fosse impegnata a produrre entro il 2013 una definizione “operativa” dei perturbatori endocrini, che consentisse poi di regolarne (ed eventualmente proibirne) l’uso, alla fine hanno prevalso gli interessi temporeggiatori dell’industria. Nel 2013, la Commissione ha deciso di condurre uno “studio d’impatto” economico di eventuali provvedimenti dell’Ue, prima ancora di decidere le definizione dei perturbatori endocrini.
“Due anni dopo – conclude l’articolo – ancora non si muove niente, siamo allo stesso punto di allora. Continuiamo ad aspettare”.
“Siamo pienamente impegnati e stiamo lavorando attivamente a definire i criteri per individuare i perturbatori endocrini, al fine di regolamentarne l’uso. Non appena la definizione di questi criteri sarà completata, questo sarà un lavoro pioneristico, che nessun altro ha fatto nel mondo”, ha detto rispondendo alle accuse il portavoce della Commissione per Ambiente, Salute e Sicurezza alimentare, Enrico Brivio.
La Commissione sottolinea che “la legislazione in vigore protegge già i consumatori dai perturbatori endocrini, per esempio attraverso il sistema di autorizzazione delle sostanze chimiche usate nei pesticidi, biocidi, o nella chimica industriale”, ha aggiunto Brivio, precisando che comunque, durante i lavori ancora in corso, “vengono applicati dei criteri provvisori”.
“Nel frattempo, la Commissione sta conducendo una valutazione d’impatto complessivo al fine di analizzare le diverse opzioni per la definizione dei criteri che individuino i perturbatori endocrini. L’obiettivo – ha precisato il portavoce – è quello di concludere la valutazione d’impatto all’inizio del 2016. Il processo decisionale riguardante i criteri definitivi che verranno adottati seguirà immediatamente dopo”.
Lorenzo Consoli per Askanews