Bruxelles – Il divario salariale tra uomini e donne nell’Ue sta raggiungendo livelli preoccupanti. Sanzioni, come l’esclusione da appalti pubblici e da servizi finanziati dall’Ue, per le grandi società quotate in borsa che non rispettano la parità retributiva tra uomo e donna e il divieto di qualsiasi discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Sono questi i punti chiave della risoluzione non legislativa votata oggi dal Parlamento europeo, che chiede di far fronte al problema del divario salariale che nell’ue sta raggiungendo livelli preoccupanti. Il teso, approvato con con 344 voti favorevoli, 156 contrari e 68 astensioni, evidenzia come, nonostante la direttiva Ue del 2006 sulla parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, le differenze di salario insistano e siano addirittura in crescita. Poiché gli Stati membri non hanno migliorato le norme in materia di pari opportunità, il Parlamento ha sollecitato la Commissione europea a presentare una nuova normativa che preveda mezzi più efficaci per vigilare l’effettiva applicazione della direttiva sulle pari opportunità, da parte dei Paesi Ue.
“La parità di retribuzione a parità di lavoro è un principio equo che deve essere valorizzato da tutti. Oggi non è così, e questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di una legislazione migliore”, ha affermato la relatrice per l’aula Anna Záborská del Ppe. Nella sua relazione l’europarlamentare svizzera evidenzia come gli Stati membri siano spesso lenti ad applicare e a far rispettare il principio di parità di retribuzione e che la differenza salariale e pensionistica tra i sessi nell’Ue, che si attesta in media rispettivamente al 16,4 e al 38,5%, con significative variazioni a seconda delle Nazioni.
Il divario retributivo di genere risulta più ampio in Italia, Estonia, Austria, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia. Durante il dibattito l’eurodeputato Andrea Cozzolino, del Partito Democratico, si è espresso a favore della relazione: “Le donne guadagnano di meno in tutta Europa, il divario salariale in alcuni Paesi è del 20%-25%, Perché? Perché le donne si impegnano di meno? La risposta è assolutamente no, il gap dev’essere colmato al più presto”. Si è dichiarata invece contraria una donna, Alessandra Mussolini. L’europarlamentare di Forza Italia si è opposto al concetto di “discriminazione multipla”, spiegato all’interno del verbale della Zaborska: ” Se attribuiamo alla donna più di una discriminazione e più di una difficoltà nel mondo lavorativo, non si farà altro che aggravare il divario tra sessi. La lotta contro la discriminazione femminile è una sola”.