Bruxelles – La Dynamo Minsk non può essere soggetta a sanzioni Ue, e dunque tutti i beni congelati devono tornare disponibili. Chi sarà più contento per la sentenza del Tribunale europeo, se i sostenitori della squadra di calcio o il governo bielorusso, non è dato saperlo. Sicuramente non farà piacere all’Ue, che si vede bocciare parte delle sanzioni inflitte al regime di Lukashenko perché fondamentalmente immotivate. Già, perché quando nel 2012 il Consiglio Ue decise di imporre sanzioni alle persone vicine al presidente bielorusso Alexander Lukashenko come risposta alle violazioni dei diritti umani, il Consiglio Ue non seppe dimostrare che il patron della Dynamo Minsk, tra le più note e titolare squadre calcistiche bielorusse, fosse davvero così vicino al leader. Yury Aleksandrovich Chyzh, patron del Dynamo Minsk, venne accusato di sostenere finanziariamente il regime di Lukashenko, ed inserito per questo nella lista nera delle persone da colpire. Oggi il Tribunale di Lussemburgo ha stabilito che all’epoca dei fatti “il Consiglio non ha fornito elementi di prova a dimostrazione del fatto che Chyzh sostenesse finanziariamente il regime di Lukashenko, con la conseguenza che la sua iscrizione negli elenchi non è giustificata”.
Non solo. L’Ue contestava che Triple, la società di Chyzh che controlla anche la Dynamo Minsk, fosse lo strumento con cui l’uomo d’affari bielorusso forniva aiuto economico a Lukashenko. Il Tribunale sostiene che “il Consiglio non è riuscito a dimostrare che la Triple sostenga finanziariamente il regime di Lukashenko”. Perciò, “l’iscrizione illegittima del nome della società Triple inficia anche la legittimità dell’iscrizione delle sue controllate, compresa quella del football club Dynamo-Minsk”. L’Ue, in sostanza, non ha saputo dimostrare le proprie ragioni e vede cadere tutte la accuse. Esulterà forse Lukashenko, che si vocifera essere un simpatizzante della Dynamo Minsk, un po’ meno i tifosi della squadra, a secco di titoli nazionali dal 2004. Certo non esulta l’Ue. “Prendiamo nota della sentenza”, il commento di Maja Kocijancic, portavoce del servizio Esterno dell’Ue. “All’epoca sono state prese decisioni giustificate dalla situazione”. Forse un po’ troppo frettolose.