Bruxelles – Ventisei anni dopo lo storico discorso congiunto di Helmut Kohl e Francois Mitterand, di nuovo un cancelliere tedesco e un presidente francese parlano al Parlamento europeo. E lo fanno mentre l’Unione affronta “sfide senza precedenti”, e per questo “è importante che siate qui a discutere con noi”, visto che “questi ultimi decenni ci hanno insegnato che quando la cooperazione franco tedesca non funziona l’Europa intera ne soffre”, afferma il Presidente Martin Schulz. E il messaggio che i due leader lanciano nei loro interventi è che l’Europa, per affrontare queste sfide deve procedere unita. “Insieme”, la cancelliera Angela Merkel, ripete questa parola come un mantra. “Solo se lavoreremo insieme l’Ue potrà affrontare le diverse sfide poste dall’emergenza immigrazione”. “Solo insieme riusciremo a difendere meglio frontiere esterne”, “solo insieme riusciremo a concludere accordi di rimpatrio per chi non avrà prospettiva di rimanere”, “solo insieme potremo avere una equa distribuzione dei rifugiati”, “solo insieme riusciremo a garantire l’integrazione”. Parte dalla fermezza Merkel per poi arrivare anche alla necessità dell’integrazione dei migranti che però, avverte, “devono rispettare le norme vigenti e imparare le lingue”. Per la cancelliera “il numero elevatissimo di profughi modifica l’Europa e continuerà a farlo”, ma “in modo sostenibile perché i nostri valori verranno affermati seppur messi alla prova”. “L’Unione – continua – è una comunità di valori e responsabilità”, e perciò “la sfida europea non deve essere risolta da pochi Stati membri ma da tutti insieme”. Per Merkel “l’unificazione tedesca del 1989 è stata la riunificazione europea e oggi con orgoglio possiamo guardare indietro alla storia di noi europei”, e “riconoscere che l’impegno profuso ha dato frutti a tutti noi e non ha diminuito la nostra libertà ma l’ha aumentata”.
“Quando 26 anni fa Kohl e Mitterand si sono rivolti a questo consesso soffiava una grande vento di libertà che faceva cadere muri, emancipava popoli e dava speranza alle nazioni”, ricorda Francois Hollande, alludendo alla caduta del blocco sovietico. E già allora l’Europa “accoglieva quanti vedevano una speranza nell’Occidente”. Oggi ci sono nuove e più gravi crisi che bussano alle nostre porte e che creano paura negli europei. “Non dobbiamo farci dominare dalla paura”, avverte il presidente, né “ripiegarci su noi stessi a livello nazionale”, perché “è invano cercare di ripararsi da soli quando ci sono eventi che riguardano il mondo”.
Hollande dice di non riuscire a capire come possano esserci “dei deputati che non pensano che siamo europei e che abbiamo una storia e un futuro comune da difendere”. Poi parla di una nuova unificazione, dopo quella tra a Germania dell’Est e dell’Ovest, “l’unificazione dei progetti e dei popoli”, che ci impone di fare delle scelte. “La mia scelta è l’Europa”, garantisce, anche perché, continua citando Mitterand “i nazionalismi sono la guerra”, e “questo avvertimento vale anche oggi”. Il compito dell’Europa quindi “è andare più lontano, perché se ci fermeremo vorrà dire che torneremo indietro”.