Bruxelles – Il greco Georges Dassis è il trentunesimo presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese). I suoi due vicepresidenti, responsabili rispettivamente dl Bilancio e della Comunicazione, saranno il nord irlandse Michael Smyth e il portoghese Gonçalo Lobo Xavier.
“Vogliamo mobilizzare tutte le forze della società civile per rendere l’Unione europea più attraente e più presente nella vita di tutto i giorni degli europei”, ha affermato Dassis sottolineando che “c’è bisogno di alleviare l’estrema povertà e di investire nei giovani, nei progetti infrastrutturali, in ricerca e innovazione, e queste cose devono essere fatte su larga scala”. Nel suo mandato, che dura due anni e mezzo, Dassis garantisce che proverà a far ascoltare di più la voce di questo organo istituzionale consultivo che rappresenta la società civile: “Tante delle politiche che si stanno mettendo in campo ultimamente il Cese le suggeriva anni fa, senza essere ascoltato. Nel 2010 abbiamo chiesto un meccanismo di stabilità finanziaria per evitare agli speculatori di prendere per i Paesi per la gola, e ci riferivamo a Stati come la Grecia o l’Irlanda. Abbiamo chiesto una tassazione sulle transazioni finanziarie e una politica unica dell’immigrazione. Tutte cose che poi sono state realizzate, e a noi non è rimasto che dire: meglio tardi che mai”.
Per aumentare l’influenza del Cese per Smyth ci sono tre cose da fare: “Dobbiamo lavorare di più e in maniera più focalizzata con il parlamento e i suoi relatori, dobbiamo proporre alla Commissione più proposte di iniziativa legislativa e nel lungo termine dobbiamo cercare di influenzare le priorità delle future presidenze dell’Unione, aiutandole a prepararsi per il loro ruolo”.
Presidente e un vicepresidente vengono entrambi da Paesi sotto Memorandum, una coincidenza piuttosto significativa. “È una coincidenza che vedo positivamente”, spiega Lobo Xavier, “noi veniamo dalla vita vera, siamo cittadini con vite normali e lavori e abbiamo le difficoltà che hanno i cittadini”. “Poi – ha continuato – se prendiamo ad esempio il Portogallo sembra che noi abbiamo imparato molte lezioni e stiamo uscendo dalla crisi, e queste lezioni potranno essere utili al nostro lavoro. Quello che dobbiamo fare è impegnarci per un futuro di crescita e democrazia”.
I 350 membri del Cese sono stati rinnovati il mese scorso e rimarranno in carica 5 anni divisi nei tre gruppi che compongono l’istituzione (Datori di lavoro, Lavoratori e Attività diverse). Provengono da tutti i 28 Stati membri, nominati dai rispettivi governi e designati dal Consiglio Ue. Vengono scelti non tra politici ma tra sindacalisti, agricoltori, associazioni di consumatori o ambientaliste, liberi professionisti, professori etc.