Bruxelles – Di cifre nero su bianco ancora non ce ne sono, ma dopo l’incontro di ieri con i vertici europei, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan prende con l’Ue un impegno chiaro: aprire altri sei campi profughi sul proprio territorio per tentare di arginare il flusso ininterrotto di disperati che, dopo avere transitato nel Paese, cercano di raggiungere l’Europa. In cambio, l’Ue si impegna non sono a livello economico, ma anche garantendo di aumentare il numero di reinsediamenti di rifugiati provenienti da Paesi terzi che saranno accolti in Europa. È questo il cuore del piano di azione congiunto tra Unione europea e Turchia per affrontare la crisi dei rifugiati, concordato ieri sera dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e dal presidente turco Erdogan.
Ma il programma, “la cui applicazione dovrebbe cominciare immediatamente”, sotto la supervisione congiunta di Commissione europea e Alto rappresentante, prevede molti altri punti. Ankara si impegna anche a registrare tutti i migranti in arrivo e a garantire rapidamente protezione a chi ne ha diritto, in particolare alle persone più vulnerabili, come minori non accompagnati o vittime di traffico di esseri umani. Non solo: secondo quanto concordato con l’Ue, i rifugiati dovrebbero essere integrati nella società turca, con l’adozione di misure che consentano loro l’accesso al mercato del lavoro e dei servizi pubblici, come la scuola per i bambini o l’assistenza sanitaria. Per migliorare le condizioni di accoglienza saranno costruiti altri sei campi profughi cofinanziati dall’Unione europea.
Oltre all’impegno sul fronte accoglienza, Ankara dovrà anche fare in modo di prevenire l’immigrazione irregolare. Per prima cosa rafforzando la capacità di intervento della guardia costiera turca, ma anche accelerando le procedure di rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale e aumentando la cooperazione con Grecia e Bulgaria per prevenire gli ingressi irregolari attraverso i confini comuni. La Turchia rafforzerà anche la lotta contro i trafficanti di uomini grazie ad una migliore cooperazione con le autorità europee e le agenzie europee, così da potere bloccare tempestivamente le partenze irregolari e potere smantellare le organizzazioni di trafficanti.
In cambio l’Ue imprimerà un’accelerazione al processo di liberalizzazione dei visti tra Ue e Turchia e metterà a disposizione, come promesso, finanziamenti ingenti. Per il periodo 2015-2016 si parla di un miliardo di euro per alleggerire Ankara dal peso dell’accoglienza dei rifugiati. Saranno utilizzati soprattutto per assistenza umanitaria e per favorire l’inclusione sociale dei rifugiati. Ma la Turchia beneficerà anche dell’aumento del Trust Fund per la Siria annunciato nel corso del Consiglio europeo straordinario sull’immigrazione dello scorso 23 settembre. L’Ue dovrebbe metterci 500 milioni e altrettanti sono attesi dagli Stati membri. L’Europa si impegna anche a rafforzare l’assistenza ai profughi già ospitati in Libano, Giordania, Iraq e nella stessa Siria così da indebolire il “push factor” verso la Turchia. Infine Juncker ha assicurato a Erdogan che l’Ue lavorerà per un approccio strutturato a livello europeo ai reinsediamenti, che dovrebbero diventare più numerosi. Per ora, dopo lunghe trattative, i Paesi Ue sono fermi ad una disponibilità di accoglienza di appena 22 mila. L’Ue dovrebbe aiutare anche a limitare l’immigrazione irregolare da e verso la Turchia, contribuendo alla lotta contro i trafficanti di uomini, supportando operazioni congiunte tra Paesi Ue e Ankara per il rimpatrio dei migranti irregolari e creando un ufficio di collegamento di Frontex nel Paese.