Bruxelles – Di auto non inquinanti, lo sanno bene in Germania, per un po’ è meglio non parlare. Ma tutti devono spostarsi sempre più rapidamente, le città sono congestionate, i livelli di polveri sottili alle stelle. E allora cosa fare? Affidarsi a qualche tecnologia alternativa di ultima generazione? Macché. La soluzione ce l’abbiamo tra le mani da centinaia di anni. Anzi, tra i piedi. Già, perché il mezzo del futuro potrebbe essere in realtà lo stesso del passato: la bicicletta. Ne è convinta la presidenza di turno lussemburghese dell’Unione europea che ha deciso di organizzare la prima riunione dei ministri dei trasporti europei mai dedicata interamente alla bicicletta come mezzo di trasporto dell’Ue.
Una vera e propria full immersion nel mondo delle due ruote a pedali, quella che si svolgerà in via informale domani a Lussemburgo. Con tanto di shooting fotografico di ministri in bicicletta, possibilità per loro di testarne diversi tipi in un circuito chiuso all’interno del Centro conferenze e, per finire, tour di Lussemburgo guidato dal vincitore lussemburghese del Tour de France 2010, Andy Schleck. Ma nonostante gli aspetti “ludici” della giornata, gli intenti sono serissimi. Primo fra tutti, quello di capire come l’Unione europea e i singoli Stati membri possano incoraggiare e sostenere la mobilità ciclistica, non solo per il trasporto delle persone ma anche delle merci.
A fine giornata, i membri dei governi Ue dovrebbero concordare su una dichiarazione da trasmettere alla Commissione europea. Punto centrale: chiedere che la mobilità ciclistica sia messa al centro delle politiche europee sui trasporti. Il documento metterà in evidenza i molti vantaggi dell’uso della bicicletta, sia per l’impatto sociale e sanitario che per quello ecologico ed economico a livello europeo. Si farà anche notare come, nella maggioranza dei casi, i cittadini Ue utilizzino la bicicletta per spostamenti urbani su distanze molto corte: una circostanza in cui le quattro ruote potrebbero essere tranquillamente rimpiazzate con le due ruote a pedali. In Italia alcune città, in particolare nella Pianura padana per ovvi motivi, sono già a misura di bicicletta, e se ne vantano. Ma in altri casi ci vuole una “spintarella”. A Parigi e Bruxelles già esistono notevoli incentivi, che fanno da esempio. Nella capitale francese ci sono ben 25 centesimi a chilometro di premio per chi usa la bici per andare a lavoro e anche in Belgio ci sono, da anni, vantaggi salariali. La stessa Commissione europea a Bruxelles (città, un po’ come Roma, adagiata su numerosi colli) offre biciclette ai suoi dipendenti per gli spostamenti da un ufficio all’altro.
Nel corso della riunione di domani si tenterà anche un approccio meno istituzionale, con gli interventi di due “motivatori” che dovrebbero contribuire a trovare nuove energie per dare il via a questa rivoluzione, che richiede, prima di tutto, un consistente cambio di mentalità. Uno sarà Jan Gehl, architetto e consulente urbanistico di numerosissimi progetti da Copenaghen a Londra, da Sidney a Mosca. La sua idea, espressa in libri come “Life between buildings” è che si debba prestare maggiore attenzione alle persone e ai loro bisogni quotidiani, quando si progetta la vita in città. Ma davanti ai ministri parlerà anche Mikael Colville-Andersen, voce autorevolissima nel mondo della pianificazione urbanistica e soprattutto strenuo sostenitore della bicicletta come strumento centrale per ricostruire città e Paesi più vivibili. Colville-Andersen lavora già con i governi di mezzo mondo per “guarire” le città dalla malattia dell’automobile a tutti i costi e per renderle più “bicycle friendly”. Andare “indietro verso il futuro”, usando soluzioni che hanno già funzionato per secoli, è il suo motto. Vediamo se il viaggio nel tempo riuscirà anche con l’Europa.