Bruxelles – L’anno accademico 2014/2015 è stato un anno positivo per gli insegnanti europei, non per questioni scolastiche ma da un punto di vista economico: in ben 23 Paesi i loro stipendi sono stati aumentati, in seguito a riforme del settore o ad adeguamenti al costo della vita. “È incoraggiante che i Paesi investano in questa importante professione. L’Europa fa affidamento su insegnanti altamente motivati e qualificati, sono cruciali per assicurare una educazione di qualità per le future generazioni”, ha dichiarato il commissario alla Cultura, Tibor Navracsics, commentando lo studio annuale sugli stipendi degli insegnanti pubblicato dalla Commissione. Peccato però che per i nostri di insegnanti non ci sia niente da festeggiare, visto che l’Italia è uno dei 6 Stati in cui, in controtendenza, gli stipendi sono congelati. Oltre a noi Grecia, Cipro, Lituania, Slovenia e Liechtenstein.
Gli aumenti sono dovuti a diverse ragioni. In Slovacchia, Islanda e Croazia c’è stata una riforma dei salari, in Spagna l’aumento è stato dovuto ai supplementi concessi ai professori, che in precedenza erano stati ridotti o eliminati in alcune comunità autonome. In Paesi come la Repubblica Ceca gli aumenti si inscrivono in una riforma più generale che ha visto crescere le retribuzioni di tutti i dipendenti pubblici a partire dal primo novembre scorso. A Malta invece sono stati ottenuti grazier a un accordo collettivo.
Gli insegnanti che, come i nostri, non hanno ottenuto alcun aumento, possono comunque essere contenti di stare almeno meglio dei loro colleghi serbi, gli unici che invece hanno visto addirittura tagliare del 10% nei proprio compensi per far fronte ai problemi di bilancio del Paese.