Bruxelles – La tenuta dei sistemi pensionistici europei dipende in gran parte da quanto i Paesi membri riusciranno a ridurre i prepensionamenti. È questa una delle principali conclusioni di una nuova relazione sull’adeguatezza delle pensioni della Commissione europea. Secondo lo studio in futuro per percepire una pensione dignitosa sarà sempre più importante avere una carriera lavorativa senza interruzioni con 40-45 anni di contribuzione. L’intero sistema poi dipenderà in misura sempre maggiore da risorse private, ossia dai regimi pensionistici professionali o dalle pensioni integrative individuali.
“L’obiettivo delle ultime riforme pensionistiche è garantire la pensione a una platea molto più vasta di anziani senza con ciò destabilizzare le finanze pubbliche”, ha dichiarato la commissaria all’Occupazione, Marianne Thyssen, secondo cui “questo risultato può essere raggiunto solo offrendo alla maggior parte delle persone opportunità sufficienti per continuare a lavorare fino al raggiungimento della normale età di pensionamento, che in tutta l’Ue è destinata a salire”. “La nostra priorità – ha continuato – deve essere investire nella salute e nelle competenze dei lavoratori in modo che possano cogliere tali opportunità. Nel contempo c’è bisogno di solidarietà verso coloro che non potranno avvalersene e che avranno forse bisogno di fare affidamento sulle prestazioni di disoccupazione o di invalidità prima del raggiungimento dell’età pensionabile”.
I dati al momento però sono in controtendenza rispetto alle richieste di Bruxelles: nel 2012 solo la metà circa dei lavoratori che è andata in pensione aveva raggiunto l’età pensionabile, molti sono andati in pensione anticipata.
Secondo la relazione, se si guarda all’Ue nel suo insieme, le pensioni forniscono alla maggior parte delle persone una protezione sufficiente dalla povertà e offrono la sicurezza di un reddito adeguato per la vecchiaia. Nel complesso, gli anziani che vivono nell’Unione europea godono di un tenore di vita simile a quello delle fasce più giovani della popolazione. In media, in Europa il reddito medio disponibile delle persone di 65 anni o più è pari al 93 per cento del reddito delle persone di età inferiore a 65 anni. Per lo studio persino durante la crisi gli anziani sono stati più protetti di chi appartiene ad altre fasce di età.
In tutti gli Stati membri i livelli delle pensioni sono caratterizzati però da persistenti differenze di genere: le donne sono più esposte alla povertà e dispongono di pensioni inferiori, in media del 40%, a quelle degli uomini a causa di retribuzioni più basse e di una vita lavorativa più breve dovuta ai compiti di cura svolti nella famiglia. Eppure le donne vivono in media più a lungo degli uomini; di conseguenza hanno maggiori probabilità di restare vedove, finendo per vivere da sole in situazioni più precarie. Per la Commissione, si legge in una nota, “tali divari di genere possono essere ridotti, ma ciò richiederà spesso sforzi strategici a lungo termine che associno, da un lato, una serie di politiche trasversali per le pari opportunità prima che le persone raggiungano l’età pensionabile e, dall’altro, modifiche dei sistemi pensionistici”.