Bruxelles – La volontà dei cittadini, per quanto numerosi essi siano, non può certo bastare a cancellare il debito greco. Inutile quindi proporre raccolte di firme o petizioni alla Commissione europea. È quanto ha stabilito una sentenza del Tribunale dell’Ue che ha rigettato il ricorso di un cittadino greco che voleva proporre una legge di iniziativa popolare per dichiarare insolvibile il debito del suo Paese.
L’uomo, Alexios Anagnostakis, nel luglio 2012 aveva proposto alla Commissione una iniziativa dei cittadini europei dal titolo “Un milione di firme per un’Europa della solidarietà” allo scopo di far riconoscere nella legislazione dell’Unione il “principio dello stato di necessità, in base al quale, quando l’esistenza finanziaria e politica di uno Stato è minacciata dal rimborso di un debito oneroso, il rifiuto di pagamento di tale debito è necessario e giustificato”. Ma l’esecutivo comunitario aveva rifiutato di accettare la proposta affermando che non rientrava nelle sue competenze. A quel punto l’umo aveva fatto ricorso al Tribunale che però gli ha dato torno affermando che non è possibile giustificare “la consacrazione del principio dello stato di necessità nel diritto dell’Unione” e che non è possibile “autorizzare uno Stato membro a decidere unilateralmente di non rimborsare in tutto o in parte il proprio debito per il fatto che esso si trova dinanzi a gravi problemi finanziari”.
Il Tribunale ha ricorda che “qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio può concedere un’assistenza finanziaria”, ma non “un meccanismo permanente e generale di estinzione del debito”.