Roma – Gli emendamenti alla riforma costituzionale presentati a Palazzo Madama dal leghista Roberto Calderoli sono “irricevibili”. Così il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha disinnescato il rischio che l’esame delle proposte emendative – erano circa 75 milioni quelle generate dall’algoritmo usato dall’esponente del Carroccio – bloccasse l’attività parlamentare.
È la prima volta che si utilizza questa formula. Grasso non ha infatti dichiarato inammissibili gli emendamenti, come solitamente accade, perché ciò avrebbe richiesto per lo meno un esame preliminare che, vista la mole, chissà quanto sarebbe durato. L’escamotage di dichiarare “irricevibili” le proposte ha consentito invece di usare la ‘tagliola” senza entrare nel merito dei testi.
Lo ammette lo stesso Grasso, indicando che, “per rispettare i tempi stabiliti dal calendario dei lavori – il voto finale è stato fissato dalla Conferenza dei capigruppo per il 13 ottobre – la presidenza è oggettivamente impossibilitata a vagliare nel merito l’abnorme numero di emendamenti, se non al prezzo di creare un precedente che consenta di bloccare i lavori parlamentari per un tempo incalcolabile”. Di qui la decisione basata su “tale criterio sostanziale – ha aggiunto – desumibile dall’articolo 55 del Regolamento” di Palazzo Madama.
Si sono salvati solo gli emendamenti “già ricevuti dalla presidenza della commissione Affari costituzionali e ripresentati in assemblea, al netto di quelli ritirati”, ha precisato l’ex magistrato. Rimangono in piedi, dunque, circa 385 mila proposte di modifica, incluse quelle presentate dalle altre formazioni politiche. Per esaminarle e votarle, il calendario dei lavori prevede 80 ore di sedute che si concluderanno con il voto finale del 13 ottobre.
Scontata la reazione positiva della maggioranza, che con il capogruppo Pd, Luigi Zanda, plaude alla decisione di Grasso. Quello messo in Piedi dalla lega era “un attentato ai lavori del Senato”, secondo Zanda, e la soluzione individuata lo ha sventato.
L’opposizione è insorta in modo altrettanto prevedibile. Dai banchi del Carroccio si sono sollevate le proteste e lo stesso Calderoli ha criticato la decisione rievocando un noto capolavoro cinematografico di Mario Monicelli. “Da oggi, in quest’Aula vige il regolamento del Marchese Del Grillo”, ha dichiarato, riassumendone il senso nella famosa battuta pronunciata da Alberto Sordi: “Io sono io e voi non siete un c…”.
Anche il Movimento 5 stelle è stato ispirato da una pellicola per esprimere la critica. Il senatore Vito Petrocelli ha infatti parafrasato il titolo de ‘Il mio grosso, grasso matrimonio greco’, facendolo diventare “Il mio grosso Grasso boia della Costituzione”.
Il mio grosso Grasso boia della Costituzione. pic.twitter.com/KB3xAB4Ar4
— Vito Petrocelli (@vitopetrocelli) September 29, 2015
Condanna la decisione di Grasso anche Forza Italia. Rivolgendosi al banco della presidenza, il capogruppo Paolo Romani si è detto “molto preoccupato per il precedente che sta creando oggi”. A suo avviso “è una decisione storica” basata su “un assoluto coefficiente di discrezionalità, che la rende una decisione politica”. Il forzista ritiene che il presidente avesse un’unica possibilità: “chiedere al proponente di selezionare gli emendamenti più significativi”.
Si tratta di una proposta su cui si può lavorare. Pur confermando di avere “già preso la decisione”, Grasso ha lasciato intendere di essere disposto a tornare parzialmente sui suoi passi “potendo sapere quali sono” gli emendamenti che la Lega “ritiene importanti”. Apertura colta dall’esponente del Carroccio, il quale ha assicurato la sua “massima riflessione” sulla proposta, aggiungendo che “la notte porta consiglio”.