Bruxelles – L’anomalia dei nostri giorni è che “i contratti che un tempo noi chiamavamo atipici, quelli interinali, a tempo determinato, sono invece diventati tipici”. È uno Jean-Claude Juncker in versione sociale quello che ha parlato al tredicesimo congresso della Confederazione europea dei sindacati (Etuc-Ces) a Parigi. Il presidente della Commissione ha affermato che bisogna combattere queste anomalie capendo che “il contratto normale è quello a tempo indeterminato”, mentre “la precarietà è inaccettabile e non risponde al modello sociale europeo”. “Capisco che le imprese hanno bisogno di regolarsi in base a esigenze future, ma lo stesso bisogno lo hanno i lavoratori”, ha affermato. “Mio padre – ha raccontato ricevendo gli applausi della platea – era un operaio siderurgico, se avesse dovuto vivere con la paura che il suo lavoro non sarebbe stato rinnovato, e sarebbe dovuto andare avanti di sei mesi in sei mesi, io non avrei mai visto una Facoltà di diritto”.
Il presidente della Commissione ha anche ribadito l’importanza della mobilità dei lavoratori nell’Ue che però deve essere accompagnata a un altro importante principio, “quello per cui bisogna dare lo stesso salario per lo stesso lavoro, non importa dove venga svolto”, una regola “che dobbiamo applicare”.