Roma – “Ho chiesto alla Commissione europea se le spese affrontate per l’emergenza profughi possono essere azzerate” dal computo del Patto di stabilità. Lo ha dichiarato a Rainews il ministro dell’Economia lussemburghese Pierre Gramegna, presidente di turno dell’Ecofin, che proprio in questa sua veste ha si è rivolto all’esecutivo comunitario. “Attendo una risposta”, ha proseguito, “ma se non possono essere considerate spese straordinarie queste, mi chiedo allora quali possano esserlo”.
Il riferimento è a una delle clausole di flessibilità indicate dal Berlaymont nella comunicazione dello scorso anno sui nuovi criteri, più elastici, usati per valutare i conti pubblici degli Stati membri. La clausola prevede appunto il riconoscimento di uno ‘sconto’ sulla regola del 3% – il tetto massimo per il rapporto deficit/Pil – a fronte di spese straordinarie sostenute da uno Stato. È una clausola alla quale il governo italiano ha già annunciato di voler fare ricorso, proprio a in virtù delle spese affrontate per l’accoglienza dei migranti.
L’esecutivo trova una sponda in Gramegna, dunque, che da Milano – dove ieri ha incontrato il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, al Padiglione allestito dall’Ue all’Expo – ricorda che “il problema profughi esiste da parecchi anni”, ma “l’Europa è rimasta abbastanza sorda”, fino a pochi giorni fa. Con il Consiglio europeo straordinario che ha approvato il piano di redistribuzione dei rifugiati, ha sottolineato ancora Gramegna, “anche se in modo doloroso, siamo riusciti ad avere una risposta europea”. A suo avviso, una risposta positiva alla richiesta che ha avanzato alla Commissione sarebbe un’ulteriore conferma che finalmente l’Unione si fa carico del problema non lasciando da soli gli Stati membri.