Roma – È di nuovo scontro a distanza tra Roma e Bruxelles sulla cancellazione dell’Imu sugli immobili di residenza. La Commissione europea insiste: le tasse sulla casa non devono essere toccate. Il governo italiano pensi piuttosto a ridurre il carico fiscale sul lavoro e ad abolire esenzioni e aliquote ridotte dell’Iva, lotti contro l’evasione. L’indicazione è contenuta nel rapporto per il 2015 sulle “Riforme fiscali negli Stati membri dell’Unione europea”, messo a punto dagli stessi uomini che dovranno poi valutare la Legge di stabilità, ovvero le direzioni generali Affari economici e Fiscalità della Commissione europea.
Rimbalzata a New York – dove il presidente del Consiglio Matteo Renzi sta assistendo all’Assemblea generale dell’Onu – la notizia ha provocato la reazione del premier italiano, il quale è tornato per l’ennesima volta a confermare la cancellazione delle imposte sulla prima casa, sottolineando che “quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles”. Il compito dell’Europa, ha proseguito l’inquilino di Palazzo Chigi, “non è quello di mettere bocca su quali scelte fiscali fa uno Stato”.
In attesa che la legge di stabilità per il prossimo anno sia presentata ufficialmente – è prevista per il 15 ottobre prossimo – la battaglia si fa dunque accesa, nonostante la portavoce dell’esecutivo comunitario, Annika Breidthardt, abbia gettato acqua sul fuoco e a una domanda precisa sull’abolizione dell’Imu ha mantenuto un cauto riserbo, affermando che ogni giudizio sarà rimandato all’esame della proposta di legge ufficiale.
Sulla necessità di abbassare le tasse, secondo il rapporto, l’Italia non è sola. Anche Francia, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Lettonia, Ungheria, Portogallo e Romania, hanno “una potenziale necessità di ridurre la pressione fiscale relativamente elevata sul lavoro e la possibilità di aumentare imposte meno distorsive come sui consumi, su quelle ricorrenti sulla proprietà immobiliare e quelle sull’ambiente”. Per l’Italia, in particolare, lo studio della Commissione suggerisce di spostare il carico fiscale anche su eredità e donazioni, che Silvio Berlusconi, annunciando il suo ufficiale rientro in politica, nel fine settimana, ha dichiarato di voler abolire.
C’è poi un problema di Iva. Anche qui, non solo per l’Italia ma anche per Gran Bretagna, Grecia, Spagna e Polonia, poiché il gettito di questa imposta è “significativamente al di sotto” della media Ue. Nel 2014 l’Italia, afferma lo studio, ha avuto un tasso del gettito Iva del 36,8%, contro il 48,1% della media dell’Unione e il 48% dell’Eurozona. Questo valore significativamente più basso “suggerisce che le esenzioni, le aliquote ridotte o l’evasione fiscale hanno un effetto significativo sulle entrate dell’Iva”. Secondo la Commissione europea “restringono notevolmente la base imponibile dell’Iva in molti Stati membri, e il gettito è quindi di gran lunga inferiore al livello che potrebbe teoricamente essere raccolto se tutti i consumi fossero tassati con un’aliquota standard”. Inoltre, “limitare l’uso di aliquote ridotte e di esenzioni può contribuire a evitare distorsioni economiche, ridurre i costi per il rispetto delle norme e aumentare le entrate fiscali”.