Bruxelles – I secessionisti catalani guidati da Artur Mas hanno vinto le elezioni ma non sono riusciti ad ottenere la maggioranza assoluta. Il fronte composto da Junts pel Sí e Cup ha conquistato 72 dei 135 seggi del Parlamentino (62 i primi, 10 i secondi), fermandosi però al 47,8 per cento dei voti. Mas puntava ad ottenere anche la maggioranza assoluta che avrebbe voluto dire una investitura popolare al suo progetto di secessione. Nei fatti i partiti fedeli alla Spagna hanno nel loro insieme ottenuto la maggioranza dei voti. I moderati di Ciudadanos sono emersi come seconda forza: con il 18% delle preferenze e i suoi 25 seggi si sono imposti sulle principali formazioni non indipendentiste della regione, il Partito Socialista Catalano (12,8%, 16 seggi), Podemos (8,9%, 11 seggi) e il Partito Popolare (l’8,45%, 11 seggi). Quest’ultimo risultato una vera e propria catastrofe per il premier Mariano Rajoy che è stato protagonista di una strategia di scontro totale con Mas. L’elezione ha visto una partecipazione altissima dei 5,5 milioni di aventi diritto: il 77 per cento.
“Abbiamo vinto”, ha esultato nella notte Mas davanti a migliaia di sostenitori in tripudio a Barcellona che gridavano “Indipendenza!”. Per Mas questo risultato “ci dà una grande forza ed una grande legittimità per portare avanti questo progetto”, secessionista. Ma sul fronte opposto, i socialisti hanno sottolineato che la mancanza di una maggioranza dei voti rappresenta una sconfitta per i separatisti che “hanno perso il loro plebiscito”, ha dichiarato il leader di opposizione Pedro Sanchez.
Nei prossimi giorni scatterà un difficile negoziato fra le due liste secessioniste per la formazione di un governo per l’indipendenza, che dovrebbe portare secondo i piani di Mas ad elezioni costituenti e alla secessione in 18 mesi. I radicali della Cup hanno detto finora di non volere rinnovare il mandato del presidente centrista uscente, e di preferire un altro esponente di Junts Pel Sì, come il capolista Raul Romeva. La strada sarà tutta in salita per il presidente catalano, impegnato in un braccio di ferro politico e istituzionale con Madrid, che minaccia addirittura di destituirlo.