Bruxelles – Lo scandalo Volkswagen si allarga anche in Europa. È ormai certo che le il sistema utilizzato dalla casa automobilistica per manipolare i test sulle emissioni di Co2 per le auto vendute negli Usa interessa anche i veicoli commercializzati nell’Ue. A riferirlo il ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt: “Siamo stati informati che anche in Europa i veicoli con motori diesel 1.6 e 2.0 sono stati manipolati”, ha spiegato in un’intervista televisiva specificando che non è ancora chiaro quanti veicoli siano coinvolti.
Intanto anche altri Paesi potrebbero essere coinvolti nello scandalo dei test sulle emissioni truccate. Secondo le rivelazioni del Guardian, Germania, Gran Bretagna e Francia avrebbero fatto pressioni sulla Commissione europea perché si evitasse di perfezionare i test sulle emissioni di carbonio, mantenendo un sistema che permetteva di inquinare più di quanto realmente dichiarato. Il quotidiano cita documenti dai quali risulta che i paesi spingevano per mantenere delle “falle” nei test che permettevano di manipolare i valori, aumentando le emissioni reali del 14% in più rispetto a quanto dichiarato. Un pressing su Bruxelles che sarebbe partito almeno 4 mesi fa e puntava a trovare degli escamotage ai test messi a punto nel 1970, i Nedc, per la Procedura di verifica mondiale sui veicoli leggeri, da sostituire nel 2017.
Accuse a cui, secondo la Commissione europea, rispondono i fatti. “Da diversi anni abbiamo accelerato i nostri sforzi per colmare le lacune della legislazione sulle emissioni inquinanti, introducendo test più stringenti”, ricorda la portavoce per l’Industria della Commissione europea, Lucia Caudet. Secondo una decisione presa a maggio, in particolare, da gennaio i test che si effettuavano in laboratorio saranno effettuati in condizioni di guida reale “perché siamo fortemente coscienti della differenza”, spiega la portavoce. L’esecutivo Ue sta anche lavorando su un secondo pacchetto di misure: “Bisogna andare avanti e ci serve l’aiuto degli Stati”, insiste Caudet.
In particolare, spiega, “invitiamo gli Stati membri i a portare avanti le indagini necessarie, dobbiamo avere il quadro completo di se e quanti veicoli certificati nell’Ue sono state equipaggiate con questo dispositivo che è proibito dalla legge Ue”. In questa situazione il ruolo della Commissione, ha spiegato la portavoce, può essere solo quello di “dare input e agire come piattaforma per lo scambio di informazioni tra le autorità degli Stati membri”, visto che “il potere investigativo è delle autorità nazionali”.
“Il nostro messaggio è chiaro: tolleranza zero sulle frodi e rispetto rigoroso delle regole Ue”, chiarisce la commissaria Ue al Mercato interno, Elżbieta Bieńkows