Bruxelles – La Grecia ha bisogno di un governo che duri quattro anni, e Tsipras sarà “un pilastro di stabilità”, ed è pronto a collaborare anche con le opposizioni per portare a termine le necessarie riforme del Paese. Il vicepresidente del parlamento europeo, Dimitrios Papadimoulis, è raggiante per il successo del suo partito e non accetta le critiche di chi, come Yanis Varoufakis, afferma che la vittoria di Syriza a queste elezioni sia solo la vittoria dei creditori, che potranno vedere applicato il Memorandum. “Noi siamo la sinistra del 21esimo secolo, e facciamo paura perché siamo realisti e vinciamo”.
Pensa che il governo di Syriza e Greci Indipendenti possa durare davvero per tutta la legislatura?
“È importante avere un governo stabile per i prossimi 4 anni, fino al 2019 non ci sono altre elezioni, né europee, né regionali, né locali. Abbiamo grandi sfide di fronte a noi: stabilizzare l’economia, l’atmosfera politica e iniziare a implementare riforme alcune difficili, come quelle contro evasione fiscale, corruzione e Stato clientelare. Il Paese, anche chi ha votato per altri partiti, ci chiede stabilità, e Tsipras sarà il pilastro di questa stabilità”.
In che modo la garantirà?
“Tsipras è pronto a trovare maggioranze più larghe per implementare l’accordo con i creditori e fare le riforme necessarie. Siamo pronti a creare nuove strutture, che aiutino a rinforzare la necessità di un consenso più largo. Per esempio Tsipras ha già proposto di creare un consiglio permanente sulle politiche europee che si consulterà il governo su tutte le questioni in sospeso. Lì saremo felici di trovare maggioranze più larghe. Come proveremo a trovarle sulla ridiscussione del debito”.
Che tipo di riduzione del debito puntate ad ottenere? Il taglio nominale è stato escluso dall’accordo.
“Vogliamo che venga estesa la maturità e che siano stabilizzati e ridotti gli interessi”
Lì la battaglia sarà soprattutto con l’Europa più che nel Parlamento
“Una ragione in più per allargare la maggioranza ad Atene. Nuova Democrazia dopo l’ultima forte sconfitta ha molti problemi interni e cerca un nuovo leader. Altri partiti del centro come Pasok e Potami hanno deciso di stare all’opposizione. Ma noi siamo pronti a discutere con loro per supportare alcune misure del governo. Non dimentichiamo che due mesi fa questi tre partiti d’opposizione hanno votato l’accordo esistente”.
Non crede che questo dimostri quello che dice Varoufakis, e cioè che i veri vincitori di queste elezioni sono stati i creditori?
“Quell’affermazione è un altro sbaglio di Varoufakis. Le sue proposte e l’approccio da lui sostenuto, presentato alle elezioni dalle forze da lui supportate (Unità popolare di Lafazanis, ndr), sono fuori dal Parlamento perché non hanno raggiunto nemmeno la soglia di sbarramento del 3%. La sfida per Syriza è dimostrare di essere una forza di sinistra anche sotto le difficili condizioni imposte dal Memorandum. La gente, soprattutto la parte povera del Paese, ci ha dato fiducia anche conoscendo le difficoltà e le parti più dure dell’accordo e così ora abbiamo un mandato più forte su un’agenda più realistica, pragmatica, pro europea e progressista. Abbiamo sconfitto l’ipotesi di Grexit voluta da Wolfgang Schäuble, e l’idea che quella della sinistra al governo fosse solo una parentesi. Si sono congratulati con noi anche realtà diverse dalla nostra come i socialisti con Martin Schulz e Gianni Pittella, ma anche Francois Hollande e Matteo Renzi. Abbiamo nuovi sostenitori in Europa”.
Ma questo è successo perché non vedono più Syriza come una forza di sinistra radicale, ma moderata.
“Siamo la sinistra del 21esimo secolo. Io non penso che la sinistra diventi meno sinistra quando deve affrontare la realtà, una realtà che se non la conosci, sei totalmente incapace di cambiare. Questo è il modo moderno di essere di sinistra, e anche il modo più efficace: la sinistra più pericolosa è quella che può unire le forze e vincere. La sinistra dogmatica, che resta fedele in maniera religiosa ai suoi principi, e che prende il 2/3 % non è un pericolo per il sistema”.