Bruxelles – La porta della Nato è aperta per l’Ucraina, purché il processo delle riforme venga portato a termine. È quanto dichiarato dal Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg e dal Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, nel corso della conferenza stampa per l’apertura dell’Esercitazione combinata di gestione delle conseguenze civili “Ukraine 2015”, il 21 settembre a Yavoriv. “Al momento non siamo ancora pronti per la Nato ma dobbiamo prepararci”, ha detto il presidente ucraino, “abbiamo bisogno delle riforme, che per il 99% corrispondono a quelle necessarie per l’ingresso nell’Ue”. Analoghe valutazioni sono state fatte da Stoltenberg, che ha spiegato che “la Nato sta lavorando con l’Ucraina nell’implementazione delle riforme. Una volta terminato questo processo starà all’Ucraina decidere se richiedere o no l’ingresso”. “Ospitando le esercitazioni – ha aggiunto Stoltenberg – l’Ucraina sta dimostrando di voler contribuire alla sicurezza degli europei e dell’area euro-atlantica”.
Nel corso della conferenza stampa si è parlato anche della situazione sul campo e del tortuoso processo che dovrebbe condurre a una normalizzazione. Dal 29 agosto è in atto in Ucraina un cessate il fuoco che, ha spiegato Poroshenko “per il momento sembra reggere”. “Ieri e oggi – ha sottolineato il presidente ucraino – non ci sono stati morti né feriti”. È un risultato incoraggiante, prosegue Stoltenberg, che tuttavia definisce l’equilibrio in atto come “fragile”. La Russia “continua a supportare i separatisti, fornendo loro armi e addestramento”, prosegue il Segretario generale, spiegando che la via per la pace “è tracciata dagli accordi di Minsk e c’è bisogno di un’implementazione completa degli stessi”. In particolare, secondo Poroshenko, è necessario “estromettere i terroristi russi dal territorio, chiudere i confini, lanciare un processo politico e delle elezioni”.
E, a proposito delle elezioni, Kiev continua ad essere fortemente contraria a quelle indette per il 18 ottobre e primo novembre dalle autoproclamate repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk. Le consultazioni, ha spiegato Poroshenko, vanno trattate alla stregua di “elezioni fasulle” che nessuno riconoscerà, “dal momento che non sono né libere né giuste, non incontrano i principi dell’Osce e rappresentano una minaccia all’implementazione degli accordi di Minsk”. Elezioni a tempo debito vi saranno, ha concluso il presidente ucraino, ma devono essere “ben preparate in termini di partiti politici e commissioni elettorali. Tutto deve essere trasparente”.