dal nostro inviato ad Atene
È tornato in piazza Syntagma per il suo comizio finale, la piazza che il popolo greco riempì lo scorso luglio per gridare “Oxi”, “No” all’accordo con i creditori. Nella stesso luogo il leader di Syriza è tornato ieri sera per chiudere la sua campagna elettorale, poco più di due mesi dopo, e per chiedere alla Grecia di dargli ancora fiducia e di “non tornare indietro”. Alexis Tsipras inizia il suo discorso gridando ancora lo stesso slogan “Oxi”, “Oxi”, “Oxi”, ripete più volte. “No al ritorno a un sistema politico che ha fallito, no alla restaurazione della vecchia oligarchia, no alla corruzione”. La gente applaude. La piazza è piena, e il colpo d’occhio fa sembrare che ci siano gli stessi numeri di luglio, ma il palco questa volta non è sotto il Parlamento, ma dalla parte opposta, dove c’è molto meno spazio. Il suo popolo comunque è qui e lo sostiene, e sono migliaia.
“Cambiamo la Grecia dei prossimi anni. Tracciamo una linea che metta fine alla corruzione del passato. Il governo di sinistra non è stata una breve parentesi, il popolo vuole che continuiamo la battaglia che abbiamo iniziato con la vittoria alle elezioni dello scorso 25 gennaio”, grida. Parla della dura trattativa con Bruxelles. “Pensavano di spingerci verso la Grexit. Si sbagliavano”, afferma spiegando che oggi “l’Europa è divisa in due campi, quelli che sostengono il piano di Schäuble, e quelli che sostengono quello di Syriza”. Ma l’Europa può cambiare. E l’Europa che vuole cambiare è sul palco insieme a lui. Prima dell’intervento di Tsipras si sono alternati al microfono Gregor Gysi della Die Linke tedesca, Ska Keller dei Greens, Fabrice Laurent del Partito comunista francese e Pablo Iglesias di Podemos. Soprattutto lo spagnolo è accolto dalla folla con un’ovazione pari quasi a quella rivolta a Tsipras che lui definisce “un grande leader che si è battuto come un leone per difendere la sua patria”. Parla diversi minuti in spagnolo (“perché a Bruxelles devono imparare anche a parlare spagnolo e greco”, dice), riceve moltissimi applausi e concludere gridando: “La storia è nostra, Hasta la victoria siempre!”. Ancora ovazioni per lui. Anche Tsipras gli ha rivolto parole di grande amicizia. “Pensate quando vincerà le elezioni in Grecia, o se le vincerà Gerry Admas in Irlanda o la sinistra in Portogallo. Allora quando andrà a Bruxelles non sarò più solo contro molti”.
Nel suo discorso non poteva mancare un passaggio sulla crisi dei rifugiati. Tsipras si è detto fiero della sua Grecia che ha mostrato il volto migliore dell’Europa, un’Europa “rappresentata dal panettiere di Kos, che nella sua povertà, ha lavorato per donare il pane ai bambini dei rifugiati”.
Dopo circa un’ora di discorso Tsipras ha invitato i suoi alleati europei su palco, li ha ringraziati e abbracciati, e ha salutato la folla sulle note di Bella Ciao dei Modena City Ramplers. Più che essere riuscito a scaldare gli animi dei suoi, la speranza dell’ex premier è di essere riuscito a convincere i tanti indecisi, che saranno l’ago della bilancia di queste elezioni.
Oggi silenzio elettorale, e domani è il giorno della verità. I sondaggi lo danno sempre in testa, ma sembra escluso che possa avere una maggioranza da solo quindi, anche se le cose andranno per il verso giusto, per lui lunedì si aprirà la difficile pagina delle alleanze, e lì si dovrà mettere da parte la retorica da piazza e Tsipras dovrà tornare a essere il leader ‘responsabile’ che ha firmato il piano con i creditori. Quello che accende meno gli animi dei greci. E allora per lui comincerà un’altra difficile partita.