Roma – “La crisi greca ha rivelato seri fallimenti nel processo decisionale” europeo rendendo chiaro che mancano “strumenti istituzionali, politici e democratici” per affrontare situazioni simili. È una dura autocritica quella che il commissario per gli Affari europei, Pierre Moscovici fa all’architettura istituzionale Ue, intervenendo all’evento How Can We Govern Europe?, organizzato a Roma da Eunews. Fallimenti, è convinto Moscovici, che “stiamo sperimentando da anni” e di cui ormai tutti sono consapevoli, dall’intero “spettro politico” ai “capi di Stato e di governo”. Ora è chiaro quindi che “servono cambiamenti” e “non sto parlando di ritocchi cosmetici o di cambiamenti da fare in dieci anni”, chiarisce il commissario.
Il processo decisionale Ue, secondo Moscovici, ha fallito su tre fronti. Per prima cosa dal punto di vista del “controllo democratico”: durante la crisi greca “nessun ruolo è stato previsto per il Parlamento europeo nel fondo salva stati europeo (Esm)”, ammette il commissario. Altro grosso limite, continua il membro dell’esecutivo Ue, sono le troppe “fonti di legittimità”, spesso in contrasto tra loro: durante le trattative tra Atene e i creditori “la legittimità istituzionale è stata dipinta come direttamente contrapposta alla legittimità politica” del governo greco. Non solo: il mandato ottenuto da Alexis Tsipras con il referendum di luglio è stato presentato in opposizione “alla legittimità degli altri governi europei” che “sono responsabili per il loro popolo” tanto quanto quello greco.
Secondo Moscovici, “abbiamo difficoltà enormi a esprimere l’interesse generale europeo”. In altre parole dobbiamo avere chiaro che “la somma totale di interessi nazionali in conflitto tra loro non porta all’interesse generale europeo”. A porre rimedio a questa situazione, è convinto il commissario francese, può essere solo la Commissione europea, unica che “può portare valore aggiunto esprimendo l’interesse generale”. Insomma se l’Europa non è riuscita a risolvere la crisi greca in modo “tempestivo e ordinato” è perché “non abbiamo gli strumenti istituzionale politici o democratici per questo scopo”. Per questo “tutti, in Grecia come nei Paesi Bassi o in Lituania si sentono allo stesso modo violati dai termini di questo accordo”.
Una possibile “road map” per affrontare tutte queste sfide, secondo Moscovici, l’ha tracciata il rapporto dei cinque presidenti sul completamento dell’Unione economica e monetaria: un “punto di partenza valido che ora deve essere messo in atto”. Per prima cosa bisogna attuare la fase uno, quella che punta a “spingere la crescita e rafforzare la convergenza”. Tre punti centrali di questa fase sono il completamento dell’Unione bancaria, la creazione di “nuove entità sia a livello europeo che nazionale” per promuovere la “convergenza economica”, ma anche la creazione di una singola rappresentanza dell’Area euro nel Fondo monetario internazionale.
Ma fondamentale è anche la fase due che include proposte per accrescere la solidarietà europea ed approfondire il nostro quadro istituzionale. Anche questa, chiarisce Moscovici, “non deve essere vista come una prospettiva distante per un futuro lontano” perché è proprio questa a “rendere significativo l’intero sforzo”. Elemento chiave di questa seconda parte è, secondo il commissario, “la creazione di un Tesoro europeo”, un “cambiamento istituzionale fondamentale verso la creazione una più profonda Unione economica e monetaria”. Ma “niente di tutto questo – chiarisce Moscovici – sarà possibile senza un accresciuto controllo democratico”.