Bruxelles – Berlino è determinata a forzare il blocco dei Paesi dell’Est per arrivare ad un via libera al ricollocamento di 120 mila migranti già alla riunione dei ministri degli Interni in programma martedì 22 settembre. Poco importa se per allora la posizione del blocco di Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia) e della Romania non si sarà ammorbidito: “Se non si può fare altrimenti, dobbiamo prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di ricorrere anche allo strumento delle decisioni a maggioranza”, chiarisce parlando al giornale tedesco Passauer Neuen Presse il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier. “Si tratta di una procedura europea, nulla che si debba inventare”, avverte anche il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert. Insomma a questo punto poco conta arrivare a poter dare l’immagine di un’Europa unita nella solidaerietà: bisogna portare a casa il risultato e se c’è da forzare la mano Berlino è pronta a farlo. Secondo Steinmeier la discussione si dovrebbe dunque esaurire martedì senza arrivare sul tavolo dei capi di Stato e di governo il giorno successivo. La proposta era già stata vagliata in sede di Consiglio affari interni lunedì scorso (senza che si arrivasse a nulla di fatto).
L’opposizione del “blocco di Visegrad” – Si tratterebbe insomma di fare passare la proposta a maggioranza qualificata (55% degli Stati se questi rappresentano almeno il 65% della popolazione). Alla base del problema sta il fatto che, nonostante una buona maggioranza dei membri Ue sarebbe favorevole all’approvazione, il “blocco di Visegrad” e la Romania continuano a mettere i bastoni tra le ruote, opponendosi al meccanismo delle quote. Tra tutti il Paese più recalcitrante è l’Ungheria, che dovrebbe essere uno dei tre beneficiari (insieme a Italia e Grecia) del programma di ricollocamento ma chiede di essere esclusa da tutti i meccanismi europei e dopo avere chiuso il confine con la Serbia, annuncia anche di volere sigillare il confine con la Croazia.
Il rapporto di Eurostat – Intanto, arriva il rapporto di Eurostat, l’ufficio Statistico dell’Unione Europea, a confermare l’urgenza del problema. Secondo le statistiche, solo nel secondo trimestre del 2015 (aprile – giugno) le richieste di asilo hanno riguardato 213.200 profughi. I dati indicano un incremento del 15% rispetto al primo quarto del 2015 e di ben 85% rispetto al secondo quarto del 2014. Siriani e Afghani sono in pole position nel secondo quarto del 2015, rappresentando oltre un terzo dei richiedenti. Il numero dei richiedenti kosovari, primi in classifica nel primo trimestre del 2015, si è ridotto drasticamente, con un numero che è sceso da 50 000 richieste nel primo a 10 000 nel secondo quarto del 2015.