Roma – “Nella carta d’identità dell’Europa c’è scritto che siamo nati per abbattere muri, non per costruirli”. È il messaggio che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, manda ai Paesi dell’Est. Non li nomina direttamente, ma è inequivocabile quando ricorda che “se alcuni Paesi sono nell’Ue oggi, questo è dovuto al fatto che un muro è andato giù e che l’Europa è un orizzonte, non una frontiera”. Il muro caduto è quello di Berlino e i Paesi a cui si riferisce il premier sono quelli che si trovavano al di là della cortina di ferro, inclusa l’Ungheria che sta costruendo un muro ai confini con la Serbia per tenere fuori i migranti che tentano di raggiungere il resto d’Europa.
Ricevendo a Palazzo Chigi il suo collega lussemburghese Xavier Bettel, presidente di turno dell’Ue, Renzi ha poi ribadito la convinzione che, per affrontare in maniera efficace la questione dei flussi migratori, sia necessaria una strategia ad ampio respiro e da elaborare in comune tra tutti gli Stati membri. “Dobbiamo andare avanti e tenere insieme una politica europea sull’immigrazione”, ha dichiarato, aggiungendo che gli hotspot – i centri per l’identificazione richiesti a granvoce all’Italia dagli altri partner per fare una prima distinzione tra richiedenti asilo e migranti per motivi economici – “sono un pezzo della soluzione, ma non la soluzione”. Secondo Renzi bisogna tenere insieme “tutta la politica dell’immigrazione” che è fatta di “hotspot, rimpatri, relocation”.
Anche secondo Bettel “dobbiamo trovare soluzioni insieme”. Il lussemburghese sottolinea che “chi fugge dalla Siria lo fa per sopravvivere, non per vivere meglio”. E dunque quella dei rifugiati “è una delle più grandi sfide” dell’Ue, che deve essere affrontata senza speculazioni politiche. “Dobbiamo dare una risposta alle paure – ha indicato Bettel – ma non accetto che si faccia politica sulla paura, non accettiamo che alcuni giochino sulle paure della gente”.