Bruxelles – Il Parlamento europeo preme perché gli Stati membri accettino il piano della Commissione per il ricollocamento di altri 120mila profughi da Italia, Grecia e Ungheria. Con una risoluzione approvata con 370 voti favorevoli,134 contrari e 52 di astensione i deputati, riuniti in sessione plenaria a Bruxelles, criticano il mancato raggiungimento di un accordo formale nel Consiglio Ue di lunedì scorso e chiedono che il programma per la condivisione dell’accoglienza sia obbligatorio. Secondo la proposta dell’esecutivo comunitario del 9 settembre 120mila richiedenti asilo, provenienti da Italia (15.600), Grecia (50.400) e Ungheria (54mila) dovrebbero essere trasferiti in altri Stati membri in base alla loro capacità di assorbirli, determinata da diversi fattori: popolazione complessiva (40%), Pil (40%), media dei richiedenti asilo negli anni precedenti (10%) e il tasso di disoccupazione (10%). Tra gli italiani hanno votato contro il piano il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, assieme al resto degli europarlamentari del Carroccio. Il testo è stato invece approvato dalla delegazione europea del Movimento 5 stelle in disaccordo con il resto del gruppo a cui appartiene, l’Efdd guidato dall’euroscettico inglese Nigel Farage.
Nel piani dell’esecutivo gli Stati membri che parteciperanno al sistema riceverebbero 6mila euro per persona trasferita, incluso un tasso di prefinanziamento del 50% per consentire alle autorità nazionale di agire più rapidamente possibile. I paesi dai quali sarebbero trasferiti i richiedenti asilo riceverebbero 500 euro per ogni persona trasferita, coprendo i costi di trasporto. Il presidente dell’Assemblea, Martin Schulz, invierà una lettera a Xavier Bettel, premier del Lussemburgo, Paese con la presidenza di turno dell’Ue, per chiedere, in nome del Parlamento, di liberare immediatamente fondi comunitari per aiutare i Paesi che ospitano la maggioranza dei rifugiati Siriani (Giordania, Libano e Turchia). La proposta di ricollocamento prevederebbe inoltre una clausola di solidarietà temporanea che afferma che, per motivi debitamente giustificati, se uno Stato fosse incapace di partecipare, avrà comunque l’obbligo di contribuire al bilancio dell’Ue con una somma pari allo 0,002% del suo Pil.
Riferendosi alla contrarietà dell’Ungheria al piano, il ministro lussemburghese per l’immigrazione e asilo, Jean Asselborn ha specificato che “ci sarà un cambiamento importante alla proposta iniziale se l’Ungheria non si considera un Paese in prima linea e non vuole beneficiare del regime di trasferimento”. La sua quota di rifugiati, quanto sembra al momento, potrebbe essere spalmata ancora tra Grecia e Italia, ma la questione è ancora al centro delle trattative a Bruxelles.