Roma – “Non c’è nessuna intenzione del governo di far crescere il deficit e farlo veleggiare verso il 3%” del Pil, “l’indebitamento si attesterà al 2,6% quest’anno e scenderà ancora negli anni successivi”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, rispondendo al question time alla Camera dei deputati.
Le previsioni saranno contenute nell’aggiornamento al Def che l’esecutivo presenterà venerdì, secondo quanto ha confermato il ministro. Saranno ritoccate al rialzo le previsioni di crescita, che passeranno dal +0,7% del Pil stimato ad aprile al +0,9% per il 2015 e dal +1,4% al +1,6% per il prossimo anno.
Tenere il rapporto deficit/Pil ben al di sotto del limite previsto dalle regole europee, come nelle intenzioni dichiarate da Padoan, è essenziale per ottenere dalla Commissione europea quella flessibilità necessaria per l’ok alla manovra espansiva da 27 miliardi di euro annunciata dal premier Matteo Renzi. Dopo aver ottenuto uno ‘sconto’ dello 0,4% del Pil lo scorso anno, grazie alla clausola sulle riforme strutturali, il governo punta infatti a ulteriori concessioni.
“Il governo ha già richiesto e ottenuto dalla Commissione europea una validazione della clausola sulle riforme strutturali che è pari allo 0,4% del Pil e non ha ancora utilizzato i margini previsti dalla clausola per gli investimenti”, ha ricordato Padoan. Il governo “sta valutando il modo più efficace per ottenere ulteriori margini di flessibilità previsti dalle regole europee, sia in termini di sforzi le riforme strutturali sia in termini di contributi agi investimenti”. L’obiettivo è mettere a punto una legge di stabilità che faciliti “l’ulteriore definitiva uscita da una fase prolungata di recessione”, ha dichiarato Padoan, precisando di mirare a “un’uscita strutturale” dalla crisi.
Sulle misure che conterrà il provvedimento si sta ancora lavorando. Appare ormai certa l’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa – promessa dal premier e confermata anche oggi dal ministro – e sugli immobili agricoli. Sull’altro provvedimento che Renzi aveva annunciato nelle scorse settimane, l’introduzione di un meccanismo di flessibilità per andare in pensione prima a fronte di una riduzione dell’assegno, il ministro ha invece frenato. La misura “comporterebbe oneri strutturali rilevanti per la finanza pubblica”, ha spiegato. Per questo il progetto “andrebbe valutato con attenzione” e, in ogni caso, “deve essere coerente con il principio di sostenibilità di lungo termine”.