Bruxelles – I leader delle due forze che si contendono il governo della Grecia si sono sfidati nel faccia a faccia televisivo ieri, in vista delle elezioni di comenica prossima, per cercare di conquistare l’esercito degli indecisi, che secondo i sondaggi del Paese sarebbero oltre il 30%. L’ex premier e leader di Syriza, Alexis Tsipras, continua ad essere dato in vantaggio sul capo del partito conservatore Nea Dimokratia, Vangelis Meimarakis, che però pare stia guadagnando terreno. Nessuno dei due sembra al momento in grado di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi del Parlamento ellenico, per questo Meimarakis ha lanciato l’idea di una grande coalizione.
“I greci vogliono che i politici lavorino insieme. Vogliamo un accordo con Syriza sulle politiche, ma mantenendo la nostra indipendenza”. Ma Tsipras ha chiuso a questa ipotesi definendola una “alleanza innaturale”, visto che “abbiamo troppe differenze su questioni chiave”, e criticando l’affidabilità dei sondaggi, che non avevano previsto la straordinaria vittoria del no, si è detto convinto che “una maggioranza per Syriza alle elezioni è possibile, ma se non ci sarà lavorerò per costruire una coalizione progressista”. Il sistema elettorale greco assegna i seggi in maniera proporzionale dando un premio di maggioranza di 50 deputati al partito che arriva primo. Questo premio di maggioranza alle elezioni di gennaio non fu abbastanza per Syriza per poter governare da sola, ma quasi. “Ci mancavano due seggi, ne avevamo 149 su 300”, ha ricordato l’ex premier dicendosi “certo” che in caso di un risultato simile ci sarà una nuova alleanza con i Greci Indipendenti, formazione di destra guidata da Panos Kammenos. Sempre che questi ultimi superino la soglia di sbarramento del 3%. Un’alleanza del genere sarebbe molto più probabile di quella con Panagiotis Lafazanis, ora leader di Unità Popolare, o con i comunisti dell Kke di Dimitris Koutsoumbas, entrambi feroci critici del piano di salvataggio sottoscritto dal governo di Syriza.
Il motivo di maggiore scontro, che ha acceso il dibattito, è stata la corruzione, con Tsipras che ha accusato Nuova Democrazia di essere stata al centro degli scandali passati e, seppur con una nuova leadership, di rappresentare un sistema di potere legato alla vecchia oligarchia. Meimarakis ha ribattuto che a parte la propaganda Syriza quando è stato al governo non ha fatto nulla di concreto per combattere la corruzione.
Non poteva mancare nel confronto quello che è il tema centrale della campagna elettorale, ma anche del futuro governo di Atene, qualunque sia il suo colore: il terzo piano di salvataggio. L’obiettivo di un governo di Nuova Democrazia sarebbe quello di “smussare gli angoli” delle misure di austerità del piano mantenendone però il nucleo. “Non allenteremo nessuna delle manovre a meno che non riusciremo a implementare la maggior parte di quello che chiede il Memorandum: riforme e privatizzazioni”, ha affermato Meimarakis precisando che “l’Europa non vuole ucciderci”. Tsipras, che ha difeso la sua scelta di firmare il piano come “unica alternativa alla Grexit”, ha dichiarato la sua disponibilità a portarlo a termine “il più velocemente possibile, combattendo sulle altre questioni che ci attendono”, come la ridiscussione del debito che “non è sostenibile”, e la cui trattativa per Tsipras “non può essere affidata a chi come Nuova Democrazia pensa invece che sia sostenibile”.
Anche sul tema dell’immigrazione si sono messe in luce le opposte visioni dei due partiti, con Meimarakis che insisteva sui respingimenti degli “immigrati illegali”, e Tsipras che ribatteva che di essere “sì in favore di una maggiore sorveglianza marittima, ma allo scopo di affrontare in maniera umana la crisi rifugiati”.