Bruxelles – È durato ben tre ore il dibattito televisivo tra i leader delle 7 forze politiche che si candidano al governo della Grecia alle elezioni del prossimo 20 settembre. Era dal 2009 che non avveniva un confronto del genere in tv e il tema del programma di salvataggio è stato naturalmente al centro del confronto con l’ex premier, Alexis Tsipras, che si è trovato a dover affrontare il fuoco incrociato dei suoi oppositori. I sondaggi del Paese continuano a segnalare un calo nei consensi Tsipras rispetto all’ampissima fiducia che gli veniva accordata quando il mese scorso ha deciso di dimettersi per chiedere l’indizione di nuove elezioni. Il centrodestra di Nuova Democrazia, ora guidato da Vangelis Meimarakis, e Syriza sono dati testa a testa intorno al 26%, con la formazione di sinistra a mezzo punto di vantaggio e gli indecisi tra il 13 e il 25%.
Nel dibattito organizzato da Ert, la tv pubblica riaperta da Tsipras, Meimarakis ha puntato il dito contro il governo di Syriza, che avrebbe fatto scappare gli investitori, distrutto la fragile ripresa che il precedente governo era riuscito a ottenere e ridotto l’impiego nel settore privato. Ha anche accusato Tipras di avere mentito ai greci: “Noi siamo stati più onesti e non abbiamo fatto promesse che non avremmo potuto mantenere”, ha detto riferendosi all’accordo raggiunto con i creditori a luglio.
Tsipras dal canto suo ha ammesso che nei 7 mesi di governo ci sono stati “eccessi ed errori”, ma parlando del compromesso per otenere il prestito da 86 miliardi ha detto che “potrebbe essere doloroso ma contiene anche dei punti positivi per il popolo greco”. A Meimarakis ha controbattuto che lui almeno ha negoziato duramente, mentre il suo predecessore, Antonis Samaras, aveva ceduto a tutte le richieste senza controbattere. Ha anche parlato della ristrutturazione del debito che grazie a lui “ci sarà”. “Sarà il popolo greco a decidere chi dovrà negoziarla”
E sull’accordo con i creditori ha subito i più pesanti attacchi dal suo ex compagno di partito, Panagiotis Lafazanis, ora leader di Unità Popolare, formazione che definisce “genuinamente” anti austerità. Lafazanis ha accusato Tsipras di ipocrisia per aver sottoscritto le stesse misure che prima criticava affermando che a suo avviso “non esistono Memorandum buoni o cattivi”, perché “tutti conducono alla catastrofe”, e ha auspicato un ritorno alla dracma per rinvigorire le esportazioni, ridare allo sviluppo, al lavoro e alla produttività del Paese il rilancio di cui ha bisogno.
Lafazanis in questa competizione elettorale avrebbe voluto stringere una alleanza con i comunisti del KKE, ma il loro leader, Dimitris Koutsoumbas, ha rifiutato la proposta affermando che i piani per la Grexit dei due partiti “sono come il giorno e la notte”. Koutsoumbas nel dibattito ha confermato la sua volontà di riportare la Grecia alla precedente moneta e fuori dall’Europa contando sul fatto che il Paese ha la ricchezza nazionale al proprio benessere.
Fofi Gennimata, dal giugno scorso leader del Pasok, e unica donna presente al dibattito, ha candidato la sua formazione di centrosinistra, che non ha alcuna chance di vittoria, come una forza utile per un governo di coalizione. “Abbiamo esperienza, capacità e sappiamo come fare dure trattative”, ha dichiarato e ha accusato Tsipras di aver portato la Grecia a dover sottoscrivere il Memorandum anche se quando è arrivato al governo il Paese aveva un surplus primario.
Il leader di To Potami, Stavros Theodorakis, che pure mira a un ruolo di partner di coalizione ha affermato che il sostegno del suo partito al futuro governo non può essere dato per scontato. “Abbiamo votato per il memorandum di Tsipras perché era l’alternativa era peggiore”, ha detto aggiungendo che “questo non significa che non difendere i perdenti del memorandum”, ovvero i disoccupati e le imprese costrette a chiudere. Inoltre ha parlato della necessità di un riesame del settore pubblico, affermando che si deve porre fine alle pratiche stataliste.
Panos Kammenos, della formazione di destra Greci Indipendenti ed ex partner di governo di Tsipras, ha affermato che il principale fallimento del loro esecutivo è stata la mancata abolizione della tassa sulle proprietà (Enfia), che anche Tsipras ha ribadito di voler eliminare, e ha parlato dell’importanza di un sistema di tassazione stabile per assicurare gli investimenti.
Unico candidato non presente al dibattito il leader di Alba Dorata, Nikos Michaloliakos, con cui nessuno degli altri si è detto disposto a discutere. La sua formazione neofascista però viene data al terzo posto nei sondaggi.
Lunedì è in programma un nuovo confronto televisivo, ma questa volta vi parteciperanno solo i leader di Syriza e Nuova Democrazia Tsipras e Meimarakis.