Roma – Il nuovo piano della Commissione europea per la redistribuzione dei rifugiati “dice che più di 50 mila andranno via dall’Italia”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi anticipa i contenuti della proposta messa a punto dall’esecutivo comunitario, e parla di cifre più alte rispetto alle notizie circolate nel pomeriggio. “In Europa qualcosa è accaduto – sostiene Renzi durante la registrazione della puntata di Porta a porta che andrà in onda stasera – quello che dicevamo solo noi adesso lo stanno dicendo in tanti: dell’immigrazione non si può far carico un solo Paese”.
Il premier ridimensiona l’allarmismo di chi ingigantisce il problema dell’accoglienza. Conferma che finora gli sbarchi sono di poco superiori rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno. Parla di una situazione che “si può sopportare” e sottolinea che “l’Italia non è invasa”. Tuttavia, aggiunge, “non si può continuare così”, senza una gestione comune dei flussi migratori.
Nella lunga intervista, il premier affronta anche la crisi ucraina. “La Russia deve rispettare la sovranità dell’Ucraina ed è giusto mantenere una posizione dura sui diritti, ma il rispetto delle regole deve valere per tutti”, sintetizza. Riguardo ai rapporti tra Bruxelles e il Cremlino descrive una situazione che “sta piano piano tornando alla normalità”. Parla del 2016 come “l’anno decisivo sulle sanzioni”, ma sottolinea che l’abolizione “dipende da tutti, dalle riforme in Ucraina e dalla Russia”. La distensione è necessaria, secondo Renzi, perché “abbiamo bisogno di coinvolgere la Russia su Medio oriente e Mediterraneo”.
Forse è per questo che anche sulla Siria la posizione del premier è distensiva nei confronti di Mosca, precisando che l’Italia non parteciperà ai raid aerei contro l’Isis annunciati dal presidente francese Francois Hollande, il quale vorrebbe la caduta del regime di Bashar al Assad, il presidente siriano che invece è gradito a Vladimir Putin.
Sul fronte interno, Renzi torna a parlare del taglio delle tasse. Conferma la tabella di marcia con l’abolizione di Imu e Tasi dal 2016, la riduzione dell’Ires nel 2017 e quella dell’Irap nel 2018. È convinto “che in Ue le cose stiano cambiando anche sulla linea economica” e dunque, per avere l’avallo di Bruxelles a queste misure, punta tutto sull’indulgenza già riservata al nostro Paese lo scorso anno, quando “abbiamo preso 17 miliardi di euro grazie alla flessibilità”, sostiene il premier. Adesso, conclude, “si tratta di portare a casa tutto quello che riusciamo, in modo da avere un deficit, il prossimo anno, che non sia l’1,4% del Pil come prevede il Fiscal compact”.