Bruxelles – La missione europea contro i trafficanti di uomini in partenza dalla Libia è pronta a cambiare marcia. Al centro delle discussioni dei ministri della Difesa e degli Esteri, questa settimana, c’è la possibilità di passare dalla fase uno alla fase due: in sostanza da attività di intelligence per capire meglio il modello di business dei trafficanti, al loro contrasto vero e proprio, con l’intercettazione in acque internazionali e la distruzione delle carrette del mare utilizzate dagli scafisti. La possibilità “sarà discussa al consiglio informale della Difesa che ha luogo tra stasera e domani e sarà all’ordine del giorno della riunione informale dei ministri degli Esteri di venerdì e sabato”, conferma la portavoce della Commissione Ue per gli Affari esteri, Catherine Ray.
Si tratta per il momento soltanto di una proposta, avanzata dall’ammiraglio a capo della missione, l’Italiano Enrico Credendino. Informando gli ambasciatori europei sullo stato della missione lo scorso giovedì, Credendino ha sostenuto che le condizioni per il passaggio dalla fase uno, lanciata lo scorso primo luglio, alla fase più operativa ci sono. “Questa proposta è stata discussa anche con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini”, fa sapere la sua portavoce, anticipando che anche “lei sostiene l’idea”.
Rimane da verificare l’appoggio degli Stati membri. Fino a qualche settimana fa, diverse capitali erano reticenti ad entrare nel vivo delle operazioni contro gli scafisti senza una risoluzione delle Nazioni Unite. Le continue tragedie del mare potrebbero però avere cambiato le cose, convincendo i più dubbiosi dell’urgenza di accelerare un intervento.
Servirà invece sicuramente un mandato internazionale (o l’accordo delle autorità libiche praticamente impossibile da ottenere vista la situazione politica del Paese) per passare alla fase tre, quella che prevede interventi anche nelle acque territoriali libiche ed eventualmente sulle coste del Paese per rendere inutilizzabili i barconi ancorati nei porti. Ma questo è un problema che si può rimandare di qualche mese.