Bruxelles – L’Ungheria ha deciso di inviare circa 3.500 militari al confine sud del Paese per aiutare la polizia nel bloccare gli ingressi dei profughi. Lo ha annunciato in Parlamento il ministro della Difesa, Csaba Hende, precisando però che “i militari non avranno ordine di aprire il fuoco per mandare via la gente”. I flussi migratori nel Paese stanno aumentando fortemente nell’ultimo periodo, dall’inizio dell’anno in Ungheria sono giunti 156 mila profughi di cui, secondo quanto riferito dal ministero dell’Interno, 142 mila hanno presentato domanda di asilo, compresi 45 mila siriani. La situazione si è fatta particolarmente difficile negli ultimi giorni;, ieri centinaia di profughi, che erano da giorni fermi in campi di fortuna a Budapest, hanno cercato di prendere convogli che li portassero fuori confine bloccando la stazione della capitale, prima di essere sgomberati dalla polizia. Il vicepremier ungherese Janos Lazar, intervenendo in Parlamento, ha incolpato della situazione la cancelliera tedesca Angela Merkel, per la sua scelta di concedere il diritto d’asilo a tutti i siriani che lo chiederanno, anche a quelli che sono arrivati in Europa passando attraverso altri Stati membri, di fatto contravvenendo alle regole comunitarie di Dublino III, che impongono che la richiesta sia fatta nel primo Stato di ingresso.
“Non so se si possa parlare di pool factor (attrattiva all’immigrazione, ndr), ma di sicuro esiste un push factor (una spinta all’emigrazione dai Paesi d’origine, ndr) perché queste persone scappano da guerra e persecuzione e cercano rifugio nei nostri confini, e questo non è qualcosa che cambierà”, ha dichiarato Natasha Bertaud, una dei portavoce della Commissione europea, secondo cui “la decisione tedesca di non applicare Dublino è un lodevole atto di solidarietà, precursore della proposta di riallocazione che la Commissione intende presentare”.
Nel commentare la decisione del governo guidato da Viktor Orban di bloccare i confini ha affermato che l’Europa “dà il benvenuto allo sforzo di proteggere i confini comuni rispettando le regole di Shengen”. E riguardo al tanto contestato progetto di costruire un muro sul confine con la Serbia per impedire l’ingresso di migranti, Bertaud ha affermato: “Onestamente non crediamo che il recinto mandi il messaggio giusto, né crediamo che il muro sia una soluzione al problema, ma l’Ungheria ha il diritto di proteggere i propri confini come ritiene giusto. Gli Stati membri hanno il compito di gestire i confini comuni e devono decidere in che modo farlo”.
L’emergenza migranti in Ungheria sarà al centro di un incontro che il premier conservatore avrà giovedì a Bruxelles con i vertici dell’Ue.