Bruxelles – Non si arresta l’ondata di sbarchi e di morti in mare. Dalla Libia due barconi con circa 500 migranti si sono ribaltati in mare al largo della città libica di Zuwara, e si temono centinaia di morti. E mentre continua il conteggio delle vittime, l’Ue ribadisce di essere al al lavoro per cercare una soluzione. La Commissione europea segue da vicino la questione immigrazione, con il commissario Dimitris Avramopoulos e il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans che “si recheranno nei Paesi più colpiti” dal fenomeno, fanno sapere dal Berlaymont.
Già lunedì i due membri dell’esecutivo Ue saranno a Calais per incontrare il primo ministro e il ministro dell’Interno francesi. La cittadina francese con l’imbocco dell’Eurotunnel è il punto nevralgico della pressione migratoria sul Paese transalpino. Poi il 4 settembre Avramopoulos e Timmermans saranno a Kos, l’isola greca su cui hanno fatto rotta nelle ultime settimane migliaia di migranti.Il tour tra i Paesi più colpiti passerà poi dall’Austria il 7 settembre e in seguito dalla Germania, ma la data non è ancora stata fissata. L’Ungheria, altro Paese in cui la situazione è pesantissima, non è stata dimenticata. Avramopoulos c’è già stato a giugno, il tema è stato affrontato durante la conferenza dei Balcani occidentali che si è svolta ieri e ancora lo sarà sul tavolo anche durante un nuovo incontro dei Paesi della regione in programma ad ottobre. In mezzo, la riunione del collegio dei commissari, che il 3 e 4 settembre a Genval, poco fuori Bruxelles, cercherà di trovare il bandolo di una matassa sempre più intricata.
Mentre i commissari faranno il giro dei paesi Ue più pressati, il presidente Jean-Claude Juncker tornerà a chiedere un cambio di marcia europeo. Il 9 settembre terrà il discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo, e lì è atteso un messaggio forte sull’esigenza di una politica comune dell’Immigrazione.
Intanto si muovono i responsabili della sicurezza di Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Domani a Parigi l’atteso vertice dei ministri dell’Interno, riuniti attorno al tavolo per discutere di strategie anti-terrorismo, dossier distinto da quello sull’immigrazione ma comunque legato. Ci si attende un ragionamento su Schengen, l’insieme dei trattati sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione. “Schengen non è il problema”, taglia corto la portavoce di Avramopoulos. Natasha Bertaud vuole ribadire che i trattati non si toccano. Se modifica di impostazione deve essere, deve avvenire a carte costanti. “Dobbiamo guardare al framework corrente dei trattati di Schengen”. Una diversa applicazione, in sostanza. Quello che in Europa si ripete da tempo.