Bruxelles – Un “monito”, lo ha definito Angela Merkel. E almeno lo fosse, almeno servisse a qualcosa il tragico ritrovamento, avvenuto in Austria, di un camion abbandonato sul ciglio della strada, pieno di migranti morti asfissiati mentre viaggiavano clandestinamente verso il nord dell’Europa. La notizia piomba come un macigno sul summit dei Balcani occidentali, in corso proprio in Austria, tra Unione europea e sei Paesi della regione (Albania, Bosnia e Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia) e riporta prepotentemente il dibattito all’urgenza dell’azione sul fronte immigrazione. “È un monito per ricordarci che c’è bisogno di affrontare il tema della migrazione con spirito di solidarietà”, ammonisce la cancelliera tedesca dicendosi, come tutti, “molto scossa” per l’accaduto. All’atto pratico, coglie la palla al balzo Merkel, il da farsi è chiaro: tornare a proporre “un sistema di quote eque” di distribuzione dei migranti tra i Paesi Ue: “Vedremo chi accetta e chi rifiuta”, sfida la cancelliera, nonostante finora i Ventotto non siano riusciti nemmeno a mettere in atto una redistribuzione una tantum di appena 40 mila migranti.
Ma se il sostegno al sistema quote da parte della cancelliera è noto, più effetto fa sentire chiedere a gran voce la loro introduzione da parte del cancelliere austriaco, Werner Faymann. “Sul tema dell’asilo – dice in conferenza stampa – dobbiamo essere sicuri che non ci sia un solo Paese che pensa ad una soluzione, ma che tutti insieme presentiamo proposte per rendere sicuri i nostri confini esterni e per distribuire equamente i rifugiati con quote obbligatorie”. L’Austria era stato uno degli Stati più critici sulla ricollocazione da Italia e Grecia di 40 mila rifugiati proposta dalla Commissione: il Paese, unico insieme all’Ungheria, non ha acconsentito a farsi carico nemmeno di un solo migrante, sostenendo di avere compiuto già sforzi considerevoli in tema di immigrazione. La presa di posizione odierna, mostra che forse qualcosa si stra muovendo. Il meccanismo di quote è anche uno dei punti della recente proposta franco-tedesca che finora molti, almeno a parole, hanno assicurato di sostenere.
“Fino a tre mesi fa l’Italia e la Grecia sembravano da sole, purtroppo la durissima realtà, come la tragedia di oggi, ha fatto sì che adesso ci sia un diverso linguaggio”, ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, secondo cui “oggi è emersa la volontà dei Paesi europei e balcanici di condividere gli sforzi, non lasciare soli i Paesi di frontiera e rivedere progressivamente le regole di Dublino”.
“Capiamo tutti che non possiamo continuare così, con un minuto di silenzio ogni volta che vediamo persone morire”, ammonisce l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, ricordando che la Commissione europea è pronta a proporre “un meccanismo di ricollocazione permanente: un’eccezione strutturale al regolamento di Dublino”. Ma “la precondizione” per fare cambiare le cose, sottolinea Mogherini, “è muoversi dal gioco del biasimo ad una vera cooperazione implementando le misure sul tavolo”. “Non ci sono soluzioni magiche, ma la strada che possiamo seguire è ben conosciuta e abbiamo bisogno di prendere decisioni politiche che sono difficili”.
Passo decisivo, secondo la strategia Ue, è anche la definizione di una lista di paesi “sicuri”, i cui cittadini non abbiano diritto di presentare domande di asilo e in cui i migranti già giunti in Europa possano quindi essere rimandati. L’elenco dovrebbe essere pronto già a settembre e includerà anche i Paesi dei Balcani occidentali già incamminati verso l’adesione all’Unione europea. “Abbiamo concordato che i Paesi candidati o che stanno per iniziare i negoziati possono considerarsi sicuri così che non ci sia modo di garantire diritto di asilo a chi viene da questi Paesi”, fa sapere Merkel dopo l’incontro con i diretti interessati, sottolineando comunque che occorre “dare stimoli economici a questi Stati”.