Bruxelles – L’accordo tra la Grecia e i creditori internazionali sarebbe alle porte. Fonti vicine al governo, citate dal quotidiano Kathimerini, hanno annunciato questa mattina il raggiungimento di un’intesa. Il ministro delle Finanze, Euclid Tsakalotos, uscendo dall’Hilton di Atene dove si sono svolte le trattative in nottata, ha dichiarato: “Siamo molto vicini, rimangono un paio di piccolissimi dettagli sulle misure prioritarie”. La portavoce della Commissione europea, Annika Breidthardt, ha spiegato che nella notte, dopo settimane di trattative, “è stato raggiunto un accordo a livello tecnico tra le istituzioni (Grecia, Bce, Fmi e Commissione, ndr), ma non è ancora un accordo politico che è e quello che è necessario”, per far partire il prestito da 86 miliarsi. Si tratta, ha continuato Breidthardt, “di un accordo tecnico in principio, ci sono alcuni dettagli da finalizzare”, che verranno finalizzati “in giornata”, ed è un accordo “molto vicino a quanto stabilito all’Eurosummit del 12 luglio scorso“. La portavoce, che non ha voluto parlare dei dettagli dell’intesa, ha annuciato che oggi ci sarà una conference call dei viceministri dell’Eurogruppo per fare il punto della situazione.
GERMANIA CAUTA – Per il momento però non arrivano dichiarazioni ufficiali dalle cancellerie europee che, in primis quella tedesca, restano molto caute. “Sembra che ci sia un più grande livello di disponibilità (a fare le riforme, ndr) rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi mesi. Ma (l’accordo) deve durare tre anni, non tre giorni”, ha detto alla tv Ard, il sottosegretario alle Finanze del governo di Angela Merkel, Jens Spahn. Berlino continua a ritenere preferibile un prestito ponte per permettere alle trattative di continuare più lungo ed andare molto più in profondita, ipotesi contro la queale invece Atene starebbe molto insistendo.
OBIETTIVI AVANZO PRIMARIO – Punto centrale dell’accordo che è in corso di definizione i nuovi obiettivi fiscali, che sarebbero molto più leggeri e realistici di quelli richiesti prima del referendum. L’avanzo primario (la differenza tra le entrate e le uscite al netto del pagamento degli interessi sul debito) è dello 0,25% del Pil per il 2015, dello 0,5% nel 2016 e dell’1,75% nel 2017. Prima del referendum si parlava di un avanzo primario per il 2016 del 2%, nel 2017 del 3 e nel 2018 del 3,5%.
GLI ALTRI PUNTI DELL’ACCORDO – Gli altri punti dell’accordo sarebbero l’eliminazione delle agevolazioni fiscali per le isole, ma solo a partire da fine del 2016, modifiche alla tassa sugli immobili, abolizione delle agevolazioni fiscali per i carburanti ad uso agricolo, modifiche la tassazione sulla stazza dei cargo per le imprese mercantili, il rafforzamento del personale dipendente dal dipartimento per i crimini finanziari (Sdoe, l’equivalente della Guardia di Finanza italiana), la graduale abolizione delle pensioni anticipate, l’attuazione delle riforme di mercato sui prodotti proposti dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), la deregolamentazione del mercato dell’energia e la sua piena liberalizzazione entro il 2018, l’attuazione del programma di privatizzazioni previsto dall’accordo dell’Eurosummit e la riduzione dei prezzi dei farmaci generici e ritorno alla prescrizione dei medicinali