di Jeffrey Sachs
Il dottor Ludger Schuknecht, capo economista al ministero delle Finanze tedesco, spiega il punto di vista del suo ministero riguardo alla Grecia. Tale punto di vista afferma essenzialmente che i paesi dell’eurozona dovrebbero vivere secondo i loro mezzi, adeguarsi al carico dei loro debiti e prendere secondo necessità la medicina delle riforme. In tal modo ce la faranno, come illustrato da Irlanda, Spagna e Portogallo. La Grecia può biasimare solo sé stessa, e in effetti a fine 2014 era sulla via della ripresa se non avesse deviato dal suo percorso.
Ho un enorme rispetto per il dottor Schuknecht, che considero un economista capace e riflessivo. Tuttavia, credo che egli non colga una realtà storica. Anche se la sua ricetta politica è certamente corretta la maggior parte delle volte – i paesi dovrebbero rimborsare i loro debiti e fare le riforme necessario per poterlo fare – a volte è anche sbagliata. È sbagliata quando il servizio del debito, combinato con altri mali economici, può spingere la società al punto di rottura. La saggezza sta nella capacità di riconoscere le volte in cui è sbagliata e, quando è così, agire creativamente.
Fu sbagliata nel caso della Germania di Weimar, negli anni venti e nei primi anni trenta, quando la Germania fu spinta all’iper-inflazione e poi alla depressione economica. I tedeschi chiesero un soccorso finanziario a lungo termine per le riparazioni e il rimborso dei debiti, ma non lo ottennero in tempo. Prima arrivò l’iperinflazione, poi la disoccupazione di massa, poi un crollo bancario e poi, nel 1931, una corsa agli sportelli che coinvolse tutto il sistema bancario tedesco e che portò alla chiusura delle banche (come oggi in Grecia). Il presidente Herbert Hoover alla fine concesse una moratoria del debito, ma era troppo tardi: Hitler salì al potere nel gennaio del 1933.
Fu sbagliata nel caso di molti paesi latinoamericani negli anni ottanta. Nel corso degli anni settanta, la politica di soldi facili delle banche americane e l’eccessivo indebitamento di molti governi latinoamericani provocarono la calamitosa crisi debitoria latinoamericana degli anni ottanta, in seguito al forte aumento dei tassi d’interesse statunitensi nel 1981. Per gran parte degli anni ottanta gli Stati Uniti posticiparono la resa dei conti, prestando ai paese debitori il denaro necessario per pagare il servizio del debito. Tuttavia, questi paesi caddero preda di una forte inflazione ed instabilità politica. Alla fine gli USA acconsentirono ad un pacchetto di riforme e di alleggerimento del debito.
Fu certamente sbagliata in Polonia, nel 1989, quando i debiti dell’era sovietica stavano soffocando qualunque speranza di ripresa, generando una forte inflazione e minacciando di uccidere nella culla la nascente democrazia post-comunista. All’epoca ero consigliere economico della Polonia e sollecitai con forza che i paesi del G7 concedessero al paese un alleggerimento del debito. Gli Stati Uniti accettarono rapidamente e saggiamente. Gli altri paesi del G7 si unirono agli Stati Uniti. La Germania aderì per ultima, ma la Polonia ottenne il suo alleggerimento del debito e la sua economia e nascente democrazia prosperarono.
Fu sbagliato insistere sul pieno rimborso del debito da parte della Russia, nel 1992, quando Yeltsin ereditò un’economia post-sovietica alla bancarotta. Come in Polonia nel 1989, sollecitai con forza l’alleggerimento del debito per la Russia. Stavolta, tuttavia, Stati Uniti, Germania ed altri rifiutarono il mio consiglio. La conseguenza fu che la Russia sperimentò diversi anni di instabilità finanziaria che determinarono la perdita di fiducia nelle nuove e fragili istituzioni democratiche. L’approccio dell’Occidente nei confronti della Russia favorì un contraccolpo nazionalista in Russia, simile al contraccolpo nella Germania di Weimar in seguito alle dure riparazioni postbelliche.
Quello che sto cercando di dire è che il principio secondo cui i governi dovrebbero sempre rimborsare i loro debiti è valido nove volte su dieci, ma in un caso su dieci può rivelarsi un disastro. Non dobbiamo spingere le società al punto di rottura, nemmeno quando hanno solo sé stesse da biasimare per i loro debiti.
La Germania postbellica “meritava” il Piano Marshall? No. Il Piano Marshall e l’accordo sul debito del 1953 permisero alla Germania di ripartire da zero? Sì. La Russia “meritava” un alleggerimento del debito nel 1992? No. Sarebbe stato saggio offrire alla Russia tale soccorso? Sì.
La Grecia “merita” l’alleggerimento del debito? No. L’economia greca è stava gestita malamente per molto tempo. L’alleggerimento del debito a favore della Grecia sarebbe una buona idea? Sì.
La Grecia si è indebitata troppo; non ha operato un giro di vite sul clientelismo e la corruzione e non ha promosso nuove industrie competitive. La conseguenza è che la Grecia, oggi, non è in grado di rimborsare appieno i suoi debiti. L’economia è a pezzi. La base delle esportazioni è troppo contenuta per consentire al paese di perseguire una crescita trainata dall’export, come hanno fatto l’Irlanda e altri paesi. Le banche sono al fallimento e perciò le aziende non possono ottenere capitale operativo per riattrezzarsi. La Grecia è in una spirale mortale di austerità, decapitalizzazione, fuga di cervelli e di capitali e crescente malcontento sociale.
Come lo so? Ho lavorato per sei anni con diversi governi greci – di sinistra, di destra e di centro – per aiutarli a raggiungere un compromesso intelligente con la Germania ed il resto dell’eurozona per promuovere una ripresa. Tuttavia nella mia esperienza il ministero delle Finanze tedesco non ha cercato una vera soluzione nel corso di tutti questi anni.
La Grecia si trova ad affrontare una crisi economica non meno drammatica di quella affrontata dalla Germania sotto Heinrich Brüning nel 1930-33. Il tasso di disoccupazione è pari al 27 per cento; la disoccupazione giovanile è quasi al 50 per cento; la produzione è scesa del 30 per cento; le banche sono nel panico e al collasso. La Grecia è al punto di rottura. La Germania può impartire alla Grecia tutte le lezioni che vuole e fare tutte le richieste che vuole, ma la Grecia crollerà se sarà costretta a rimborsare tutti i suoi debiti e a tagliare conseguentemente la sua spesa pubblica. Queste politiche sono impossibili da perseguire, così come lo erano le politiche chieste alla Germania sotto Brüning. Di conseguenza, nessun governo democraticamente eletto in Grecia sarà in grado di sopravvivere per più di pochi mesi alla volta. Il percorso attuale condurrà solo al disastro per la Grecia.
I contribuenti tedeschi credono di essere stati estremamente generosi con la Grecia, concedendole ripetuti prestiti finanziari. Tuttavia questo è in parte un miraggio. I contribuenti sono stati generosi con le proprie banche, non con la Grecia.
Alla Grecia è stato prescritto di usare il primo salvataggio da 100 miliardi di euro, nel 2010, non per sé stessa bensì per rimborsare i debiti contratti nei confronti delle banche private, prevalentemente tedesche e francesi. Alla Grecia è stato analogamente prescritto di utilizzare il secondo e terzo salvataggio per rimborsare i loro debiti verso i creditori esterni. Solo una minima parte di questi fondi è stata utilizzata per sostenere gli investimenti di cui la Grecia ha bisogno per conseguire una crescita guidata dalle esportazioni o per soddisfare bisogni sociali urgenti.
Ora la Grecia riceverà un quarto pacchetto, che sarà utilizzato ancora una volta per rimborsare l’FMI, la BCE, il Fondo europeo di stabilità finanziaria e gli altri creditori, nonché per immettere liquidità nelle sue banche fallite. Sì, i contribuenti tedeschi sono stati generosi: con le banche e le altre istituzioni creditrici della Grecia, non con il popolo greco.
Il rimborso del debito, in poche parole, è un gioco delle tre carte: si danno alla Grecia decine di miliardi di euro ogni paio d’anni in modo che la Grecia possa rimborsare i suoi debiti. I professionisti chiamano questa politica “extend and pretend” (‘prolunga e fai finta di niente’). Il problema è che nel frattempo il debito cresce, le banche greche muoiono e le piccole e medie imprese crollano. La fuga dei cervelli dalla Grecia prosegue. È una morte per debiti. La strategia non ha funzionato per l’America Latina negli anni ottanta e non consentirà alla Grecia di sfuggire alla sua mortale trappola economica.
In breve, quando una crisi è grave come quella della Grecia il creditore più potente sulla scena ha responsabilità storiche. La Germania deve aiutare la Grecia a ripartire, non a crollare. La Germania deve agire e concedere un parziale alleggerimento del debito alla Grecia, nel nome della prosperità, della democrazia e dell’unità europea.
Naturalmente, tale alleggerimento del debito deve essere accompagnato da grandi riforme strutturali in Grecia. Tuttavia, come la Germania sa fin troppo bene, in forza del suo stesso pacchetto di riforme (la cosiddetta “Agenda 2010”) posto in atto sotto il cancelliere Schröder, le riforme del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione e della magistratura o l’apertura di “professioni chiuse” richiedono tempo per tradursi in una crescita economica più elevata. Allora la Germania infranse i criteri di Maastricht in occasione delle sue stesse riforme. Oggi la Grecia, in una condizione vastamente peggiore, ha bisogno di uno sgravio del debito per riuscire nei suoi sforzi di riforma.
Pubblicato sul blog di Yanis Varoufakis l’1 agosto 2015.