Bruxelles – Continua la polemica dell’esecutivo comunitario dei confronti degli Stati Membri, che nei mesi scorsi non sono riusciti a trovare un accordo per la ridistribuzione dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, in un’intervista rilasciata all’agenzia France Presse, si è detto “deluso” per le difficoltà incontrate nel rendere concreta la solidarietà fra Stati. “I ministri hanno l’obbligo di agire – ha attaccato Juncker – noi abbiamo fatto delle proposte che andavano lontano, pur restando modeste vista l’ampiezza del problema. Abbiamo suggerito un sistema obbligatorio di ripartizione dei richiedenti asilo e delle persone che meritano una protezione internazionale, ma gli Stati membri non ci hanno seguito e ci hanno obbligato a cercare un accordo su base volontaria”.
IL MANCATO ACCORDO SUI 40MILA RIFUGIATI – Il 20 luglio scorso l’esecutivo avrebbe voluto che i ministri dell’Interno dell’Ue raggiungessero l’intesa per ridistribuire almeno 40 mila profughi sbarcati quest’anno sulle coste italiane e greche. Ma gli Stati non si sono fermati a 32.250. Una cifra decisamente troppo bassa se si considera che, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, da gennaio in Europa sono arrivati 188 mila migranti, la maggior parte in Italia e Grecia, e altri 2 mila sono morti fra le acque del Mediterraneo.
“ARRIVEREMO A QUOTA 60MILA” – “Gli sforzi riprenderanno in autunno per arrivare alla cifra di 60 mila – ha continuato il presidente dell’esecutivo Ue – se ci arriveremo su base volontaria, tanto meglio. Se non sarà possibile farlo, invece, bisognerà riconsiderare la proposta della Commissione. Voglio credere che gli Stati reagiranno con ambizione”. Una volta affrontata l’emergenza di questi mesi, la Commissione ha intenzione di proporre un sistema capace di gestire i flussi migratori sul lungo periodo. Il nuovo piano verrà presentato entro la fine dell’anno e a quel punto “credo che la Francia sarà con noi”, ha specificato Juncker riferendosi alle critiche sollevate nei mesi scorsi da Parigi.
L’UE STANZIA 50 MILIONI PER L’EMERGENZA A CALAIS – E proprio la Francia ora, insieme alla Gran Bretagna, si trova ora a dover affrontare una emergenza simile a quella degli sbarchi, con i migranti che da tempo si radinano a Calais con la speranza di poter attraversare il tunnel della Manica e arrivare in Inghilterra. La Commissione europea ha stanziato ieri quasi 50 milioni di euro per aiutare i due Paesi nel tentativo di gestire la situazione. La decisione di sbloccare i finanziamenti è stata annunciata dal commissario alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, dopo una lunga telefonata fatta ieri pomeriggio con i ministri dell’Interno francese e britannico, Bernard Cazeneuve e Theresa May, che sabato avevano scritto una lettera in cui sostenevano che “la situazione non può essere vista come un problema solo per due Paesi”. Per Parigi è stata sbloccata la prima tranche da 20 milioni di euro del Fondo europeo asilo migrazione integrazione (Fami, che riunisce i precedenti Fei, Fer e Rf), mentre per Londra la Commissione ha già provveduto a versare 27 milioni di euro. Insieme al Fondo sicurezza interna (Fsi), il Fami è uno dei due strumenti usati dalla Commissione per sostenere le politiche migratorie degli Stati Ue. Il fondo copre il periodo 2014-2020 e per la Francia ammonta a un totale di 266 milioni, mentre per il Regno Unito arriva a 370 milioni di euro.
“SERVE RISPOSTA AMPIA” – “La situazione a Calais è un altro esempio estremo di quanto sia necessario un maggior livello di solidarietà e responsabilità nel modo in cui gestiamo la pressione migratoria in Europa” ha ribadito il commissario Avramopoulos. “Si tratta di un pezzo di un puzzle molto più grande che richiede una risposta ampia – ha aggiunto – per questo abbiamo bisogno di fare di più. Dobbiamo agire uniti per affrontare una sfida che oltrepassa i confini nazionali. Mi aspetto risultati concreti dal vertice con i Paesi africani che si terrà a La Valletta l’11 e 12 novembre”. I soldi stanziati attraverso il Fami verranno gestiti direttamente dai governi nazionali, ma la Commissione ha sottolineato ancora una volta che le agenzie europee sono in grado di fornire ulteriore supporto tecnico per la gestione delle domande d’asilo e dei rimpatri. “In questo momento, né la Francia né il Regno Unito hanno chiesto ulteriore assistenza – ha spiegato Avramopoulos – e ho piena fiducia nelle loro capacità di gestire la situazione”.