Bruxelles – I fattori chiave sono due: Fondo monetario internazionale e taglio del debito. È attorno a questi due elementi che il negoziato per il terzo programma di salvataggio della Grecia sta assumendo tratti quasi surreali. Come una bomba ieri irrompe sulla stampa la notizia, che arrivava da fonti ufficiali di Washington, che l’Fmi non ha intenzione di partecipare economicamente al piano finché non verrà affrontato il tema della ristrutturazione del debito di Atene. Il Fondo può “supportare solamente un programma che sia onnicomprensivo”, cioè “che assicuri una sostenibilità a medio termine” ha spiegato mercoledì un alto funzionario dell’Fmi in una conference call, la cui trascrizione è stata pubblicata ieri sul sito dell’istituzione. Una posizione che sembra ricalcare pedissequamente quella sostenuta da sempre dal governo greco e dal suo principale negoziatore fino a qualche settimana fa, Yanis Varoufakis. Una posizione poi inattesa perché su tutti i documenti resi noto sulla riapertura del negoziato mai si era fatta parola di una posizione di “balia asciutta” da parte dell’Fmi, che parteciperà ai negoziati ma non fornirà un soldo, almeno finché non sarà ristrutturato il debito greco.
“La Grecia non sarà in una posizione sostenibile a medio termine solo attraverso un alleggerimento del debito – ha continuato il funzionario – ma non può esserlo nemmeno solo grazie alle sue riforme. Serve una combinazione delle due questioni”. “Non è una novità” ha commentato oggi la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva. “L’Fmi ha una procedura e un calendario differente dal nostro – ha spiegato la portavoce – si tratta di un processo in due tappe ed è in linea con quanto è stato discusso all’Eurosummit del 12 luglio e con la dichiarazione conclusiva. La procedura è completamente compatibile con l’agenda dell’Ue, che è di concludere ora un nuovo piano di salvataggio grazie anche alle competenze dell’Fmi”. Eventuali ulteriori misure verranno discusse “più tardi durante l’anno – ha continuato la portavoce – ciò che importa ora sono i progressi sul terreno, progressi che stiamo facendo con la piena partecipazione dell’Fmi ai negoziati in Atene”.
“Non c’è nulla di nuovo” ha detto mercoledì anche il funzionario dell’Fmi, che a sostegno della sua tesi ha citato gli ultimi post pubblicati sul blog di Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario internazionale. Invece qualcosa di nuovo c’è, visto che proprio gli articoli di Blanchard erano stati il principale argomento utilizzato dall’allora ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, per chiedere invano un taglio del debito da parte dei creditori. Il 18 giugno scorso, in apertura di un drammatico Eurogruppo, Varoufakis prese la parola citando un post pubblicato da Blanchard quattro giorni prima intitolato “Grecia: un accordo credibile richiederà decisioni difficili da entrambe le parti”, in cui l’economista parlava del bisogno di “un impegno per un maggiore alleggerimento del debito da parte dei paesi europei creditori”. L’allora ministro delle Finanze venne quasi sbeffeggiato per le sue idee e il capo dell’Fmi, Christine Lagarde, durante la conferenza stampa conclusiva parlò della necessità di “riportare gli adulti nella stanza” dei negoziati.
Ciò che avvenne nelle settimane successive è ormai cosa nota, fino ad arrivare, quasi un mese dopo, all’accordo con Atene dopo un Eurosummit durato una nottata intera. Una volta raggiunta l’intesa, l’Fmi cominciò a pubblicare alcuni documenti nei quali si sosteneva che senza una ristrutturazione del debito la Grecia non sarebbe mai riuscita a ripartire. Curioso che oggi, volgendo lo sguardo all’indietro, ci si accorga di una tale convergenza di vedute fra due fazioni (Varoufakis e l’Fmi) che per mesi hanno animato una sorta di dialogo fra sordi. I più maliziosi potrebbero persino chiedersi se i dilettanti lavorino davvero ad Atene, come hanno sostenuto per mesi a Bruxelles, o sull’altra sponda dell’Atlantico.