Roma – Con il via libero definitivo della Camera – 252 si, 100 voti contrari e 11 astenuti – il Parlamento ha convertito in legge il decreto che prevede un finanziamento di 26 milioni di euro, fino al 30 settembre 2015, per il personale militare impegnato nella missione europea contro gli scafisti in Libia. L’Italia ha un forte ruolo nell’operazione: la guida è affidata all’ammiraglio italiano, Enrico Credendino, e il quartier generale è a Roma.
La missione, che ha avuto il via libera da parte dei ministri degli Esteri Ue lo scorso 22 giugno ha raggiunto ieri la piena capacità operativa: navi e aerei sono dispiegati e il quartier generale di Roma è stato attivato. Al momento, la missione può contare su quattro unità navali: la nave ammiraglia italiana Cavour (una portaerei il cui ponte mobile è stato riconvertito in centro di comando mobile e “ospedale del mare” per i migranti che abbiano bisogno di cure urgenti), due navi tedesche, una britannica. Cinque invece i mezzi aerei: un aereo francese e uno lussemburghese, due elicotteri italiani e uno britannico.
Attualmente la missione è alla fase uno, che prevede solo operazioni di intelligence e scambio di informazioni. Per passare alle successive fasi 2 e 3 – più operative, con interventi contro le imbarcazioni utilizzate dagli scafisti e il contrasto alla rete dei trafficanti – bisognerà attendere una apposita risoluzione Onu. Il Consiglio di sicurezza è orientato ad adottarla solo in seguito a una formale richiesta delle autorità libiche. Dunque servirà che si arrivi alla formazione di un governo di unità nazionale nel Paese nord africano, ipotesi attorno alla quale c’è la convergenza di Tobruk e Misurata, ma non dell’alleanza che governa Tripoli.