Bruxelles – Nell’Unione europea lo stress idrico “è in costante aumento”. Siccità, uso eccessivo delle risorse, sprechi, contaminazione delle risorse, sono tutti elementi che mettono l’Ue in una situazione sempre più delicata. Secondo un’analisi della Fao, la direttiva quadro sulle acque del 2000 di fatto resta ancora largamente inattuata. Allo stato attuale “oltre alla mancanza di standard in materia di contabilità dell’acqua, rimangono inaccettabilmente alti” i rischi legati ai cambiamenti della morfologia nel bacino del fiume per via degli eccessivi prelievi d’acqua, della presenza di sostanze chimiche nelle acque di scarico, dell’inquinamento da fonti diffuse e della perdita di biodiversità acquatica. Un destino comune in Europa, dove si attinge sempre di più alle risorse idriche fresche e rinnovabili. Queste indicano la portata media annua dei fiumi e il ripopolamento delle falde acquifere a seguito dalle precipitazioni. Ciò corrisponde alla quantità teorica annuale di acqua effettivamente disposizione di un Paese in un dato momento, e dunque i prelievi di acqua dolce come percentuale del totale delle risorse idriche rinnovabili danno un’indicazione della pressione sulle risorse stesse.
Attualmente (dati 2014) la situazione più insostenibile si ha a Malta, con un prelievo del 67% delle risorse rinnovabili. Poi c’è il Belgio (34%), seguito da Bulgaria e Spagna (29% ciascuna). Ma preoccupa il ritmo di alcuni Stati membri, che in soli cinque anni (2002-2007) hanno attinto in modo sempre più massiccio alle proprie fonti. E’ il caso della Slovenia (da 150 a 458 metri cubi d’acqua pro-capite), dell’Estonia (da circa 1.100 a 1.368 metri cubi d’acqua pro-capite), dei Paesi Bassi (da 580 a 697 metri cubi) e della Bulgaria (da 710 a 820 metri cubi pro-capite). Mentre restano stabili – e dunque non si hanno riduzioni degli stress idrici – i prelievi in Polonia (332 metri cubi pro-capite), Republica Ceca (164 metri cubi pro-capite) e Svezia (300 metri cubi pro-capite).
Dai dati Fao risulta preoccupante anche lo stato di gestione delle acque di scarico urbane, trattate poco nei Paesi più grandi dell’Ue. L’Austria, con 8,5 milioni di abitanti, tratta 225 metri cubi d’acqua per abitante, contro i 65 metri cubi di Italia (60 milioni di abitanti), i 63 metri cubi di Germania e Regno Unito (con popolazioni, rispettivamente, di 80,7 milioni e 64,3 milioni di abitanti), i 57 metri cubi pro-capite della Francia (65,8 milioni di abitanti). Sono in totale solo sette gli Stati membri a depurare più di 100 metri cubi d’acqua per ogni abitante (Austria, Estonia, Repubblica ceca, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi e Slovacchia). C’è, dunque, ancora molto da fare per limitare la quantità di acqua impura rilasciata nell’ambiente, urbano e non.