Roma – “Nell’Ue serve una gestione simmetrica del diritto di asilo, della cittadinanza e della libera circolazione”. Perché se il primo “diventa oggetto di egoismi nazionali” e si gestiscono in comune “solo la cittadinanza e la libera circolazione si creano distorsioni”. Lo sostiene il ministro degli Interni, Angelino Alfano, in audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza.
Secondo il capo del Viminale è dunque necessario rivedere il regolamento di Dublino sul diritto di asilo, che “non è più adeguato” perché fu fatto per rispondere alla pratica “dell’asylum shopping” – cioè la possibilità per i richiedenti protezione di scegliere il paese in cui presentare domanda, a seconda di dove desideravano recarsi – mentre oggi siamo in una situazione in cui “dinamiche geopolitiche” generano flussi migratori di ampia portata che “hanno nel nostro paese un terminale” principale.
Si tratta di una pressione che “non accenna ad esaurirsi”, prosegue Alfano, e “dopo la primavera araba” si è addirittura “centuplicata”. Una riduzione, a suo avviso, è possibile solo “se si stabilizza la Libia”. Altrimenti, anche per il 2016 si dovrà prevedere un numero di sbarchi in linea con quello attuale, dal momento che finora, per l’anno in corso, i numeri ricalcano sostanzialmente quelli del 2014.
Il ministro rivendica “l’impegno italiano grazie al quale si sono poste le basi perché l’Unione europea dispiegasse un suo intervento” nella gestione dell’immigrazione. La “nuova idea di solidarietà tra Paesi membri sta prendendo gradualmente corpo”. È un processo che sta avvenendo “lentamente”, riconosce il titolare degli Interni, ma ritiene sia destinato a proseguire.
Alfano ha poi indicato che “i rimpatri sono un tema essenziale” nell’ambito della strategia complessiva sull’immigrazione, tanto nazionale che europea. Coloro i quali non hanno requisiti per lo status di rifugiato “devono essere rimpatriati”, sottolinea, ma “l’Italia non può essere sola a gestire la fase del rimpatrio”. In quest’ottica, il nostro paese è “impegnato per attuare le misure individuate dall’agenda europea”, creando gli hotspot per l’identificazione dei migranti e la distinzione tra richiedenti asilo e persone da rimpatriare. Alcuni “sono già operativi”, dichiara il ministro, indicando Lampedusa, Ragusa e Pozzallo.
In conclusione, il numero uno del Viminale indica però la necessità di “potenziare gli accordi riammissione”, perché vi sono Paesi con i quali non esistono intese a riguardo. Da questo punto di vista, ritiene che anche l’Ue debba attivarsi, come del resto sta facendo per la valutazione delle richieste di asilo direttamente nei paesi di transito dei migranti, riconosce. A tal proposito, ricorda, “la Commissione Ue individua in Niger il primo paese con cui si può avviare lo screening sul posto”.