Roma – Dalla Grecia “ci attendiamo progressi concreti” nell’implementazione dell’accordo firmato a Bruxelles, “perché quel programma politico possa essere affiancato da un piano di investimenti per la crescita”. Il ministro tedesco per gli Affari europei, Michael Roth, descrive così le attese del suo governo sul comportamento di Atene dopo l’intesa raggiunta con i partner europei. Partecipando a un seminario intitolato “Il ruolo della Germania in Europa’, organizzato dall’Istituto affari internazionali e dall’Accademia europea di Berlino, Roth sostiene che il suo ministero “ha sempre escluso l’opzione della Grexit”, anche se “c’erano Paesi che ne avevano le scatole piene e volevano farla finita” con la presenza greca nell’eurozona. Posizione espressa, in verità, anche dal suo collega nell’esecutivo, il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble.
Per Roth, “la valuta più importante in Europa non è l’euro, ma la fiducia reciproca” tra stati membri. La stessa che manca a una parte – maggioritaria quando si tratta di dettare la linea politica – dell’esecutivo di cui fa parte. Le sue parole riflettono l’appartenenza politica al partito social democratico. Ma sul perché non si riesca a realizzare una agenda ispirata ai valori della socialdemocrazia, Roth risponde con pragmatismo: “Non abbiamo la maggioranza”, né in Europa dove il gruppo S&D è dovuto scendere a patti con il Ppe, né in patria dove il governo di ‘grosse coalition’ si fonda sul compromesso con la Cdu del cancelliere Angela Merkel.
Per Roth, “una democrazia che propone solo tagli non sopravvive”, e “una Europa fatta solo di condanne sociali non sopravvive”. L’Ue è “una comunità di regole vincolanti – prosegue – ma non devono essere applicate in maniera fredda, altrimenti la politica non è più politica”. Parole che fanno pensare a un mondo politico tedesco variegato, se si pensa che a pronunciare è un esponente dello stesso esecutivo in cui siede il profeta del rigore Schauble.
Parole che suonano addirittura paradossali quando Roth sostiene che “la Germania è il Paese più vulnerabile d’Europa, perché la nostra ricchezza e il nostro benessere dipendono dal fatto che gli altri Paesi comprino i nostri prodotti”, che sono “di qualità ma anche costosi”. In questa ottica, il ministro sottolinea che “il benessere” dell’Ue è interesse della Germania e che “la solidarietà non deve essere una parola vuota”. Non ne approfittano solo i Paesi più deboli, sostiene, “ma anche noi Paesi più forti”. Il concetto risulta dunque presente anche all’interno del governo tedesco, anche se abbracciato dalla componente minoritaria.