Bruxelles – Una vita professionale spesa in Rai, Gianna Radiconcini è stata per molti anni la voce e il volto che arrivava in Italia per raccontare da Bruxelles e Strasburgo il lungo cammino, non sempre lineare, dell’Europa verso l’integrazione. Nel suo carnet di giornalista una lunghissima serie di interviste, alcune veri e propri documenti storici: Mitterrand, Kohl, Simone Veil, Chirac, Craxi, Andreotti, Willy Brandt, tutti i capi delle diplomazie europee. E, naturalmente, Altiero Spinelli, a cui è stata legata da una lunga amicizia e dal comune impegno per l’Europa dei popoli. Ora ha deciso di mettere insieme cronache e ricordi di una vita intensa in un breve volume pubblicato da Carocci editore dal titolo “Memorie di una militante azionista”, che aggiunge nel sottotitolo “Storia della figlia di un onesto cappellaio”. Sì, perché i Radiconcini sono stati cappellai in Roma dal 1785.
Nel libro, organizzato come un tessuto a trame orizzontali e verticali poco rispettose della successione temporale, si intrecciano ricordi, a partire da quelli della Roma occupata dai nazisti, vicende personali e squarci di storia con la S maiuscola. Come il progetto di abbinare un referendum alle elezioni europee del 1989 che puntava a conferire al Parlamento Europeo il mandato costituente per creare l’Unione europea, che la vide impegnata come giornalista e militante politica. Il referendum fu un successo, ma il seguito una cocente delusione. Gli 81 eurodeputati italiani eletti a Strasburgo, nonostante l’impegno solenne sancito dal voto popolare, evitarono di farsi carico del problema.
Più privato, ma anche questo condito di storia, l’incontro con un avvocato milionario americano a Long Island nel 1985: tema, la moneta unica europea, ancora molto là da venire. L’avvocato si lancia in un’appassionata requisitoria a favore del dollaro, unica moneta di scambio internazionale ora e sempre, e avverte: non ve lo lasceremo fare! E Gianna Radiconcini risponde: e come, ci dichiarate guerra? Uno scambio di battute abbastanza preveggente letto trent’anni dopo!
Il libro si chiude con un omaggio al cancelliere tedesco Helmut Kohl, grande europeista e artefice dell’unificazione della Germania. Gianna Radiconcini nel 1989, reduce dalla caduta del muro a Berlino, era convinta che il ritorno a una sola Germania fosse un grande tema europeo che riguardasse tutta l’Unione Europea. Ma, annota con amarezza, la Germania fu lasciata sola davanti a un compito immane, che poteva essere invece l’occasione per gettare l’ultimo pilastro dell’unificazione politica e monetaria del continente. La storia si vendicò di questa disattenzione e l’Europa, sempre miope e mai solidale, si trovò a pagare le spese dell’unificazione tedesca senza averne alcun beneficio, anzi.
Insomma, una lettura che apre flash non solo sul passato, ma anche sul presente e il futuro.