Bruxelles – I Paesi membri della Nato esprimono “il loro forte sostegno per la Turchia” e “sono tutti uniti e fortemente solidali” con il Paese. La riunione straordinaria del Consiglio Nord Atlantico assicura il supporto che Ankara cercava nella lotta contro l’Isis: “Il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni non può mai essere tollerato o giustificato”, hanno sottolineato gli ambasciatori dei Ventotto al termine della riunione convocata su richiesta turca in base all’articolo 4 del trattato dell’Alleanza (quello secondo cui ogni Stato membro può chiedere consultazioni quando “la sua integrità territoriale, la sua indipendenza politica o la sua sicurezza sono minacciate”).
“Il terrorismo pone una minaccia diretta alla sicurezza dei Paesi della Nato e alla stabilità e prosperità internazionale. È una minaccia che non conosce confini, nazionalità e religioni, una sfida che la comunità internazionale deve combattere e affrontare insieme”, recita lo statement stilato a fine riunione, garantendo che l’Alleanza “continuerà a seguire gli sviluppi sul confine sud-orientale della Nato da molto vicino”. Ma per il momento si tratta soltanto di un sostegno politico. “La Turchia non ha chiesto nessuna presenza aggiuntiva della Nato in Turchia”, ha spiegato a fine riunione il segretario generale, Jens Stoltenberg. “La Turchia – ha aggiunto – ha forze militari molto capaci, il secondo esercito più grande dell’Alleanza”.
La Nato non avrà nulla a che vedere nemmeno con il progetto che sembra prendere forma dalla collaborazione tra Turchia e Usa, quello della creazione di una zona cuscinetto nel nord della Siria, lungo la frontiera, il cui controllo sarà affidato ai ribelli siriani moderati. Secondo i media americani la fascia di sicurezza dovrebbe estendersi per un centinaio di chilometri ad ovest del fiume Eufrate, fino alla provincia di Aleppo. “La Nato non è parte di questi sforzi. Questo è qualcosa che viene discusso su una base bilaterale tra Turchia e Stati Uniti”, ha spiegato Stoltenberg, sottolineando comunque di “accogliere con favore gli accresciuti sforzi della Turchia” contro l’Isis. “La Turchia – ha ricordato – sta già contribuendo, sta ospitando alcune delle strutture di formazione per l’addestramento delle forze moderate in Siria, ed è, naturalmente l’alleato Nato più colpiti dalla alto numero di rifugiati”.
Ma se gli sforzi contro le milizie del sedicente Stato Islamico sono benvenuti per tutti gli alleati Nato, molto più problematica è invece la condotta turca nei confronti dei ribelli del Pkk contro cui Ankara sta conducendo in questi giorni una pesante offensiva. Circa i tre quarti degli ambasciatori, secondo quanto riportato da fonti presenti alla riunione, hanno chiesto alla Turchia un uso “proporzionato” della forza nei confronti del Pkk ed espresso preoccupazione per l’interruzione di un processo di pace su cui si è lavorato per anni. Lo stesso appello è giunto in questi giorni da più parti: il presidente francese, François Hollande ha sottolineato che la Turchia dovrebbe “fare attenzione a non confondere l’obiettivo” , la cancelliera tedesca Angela Merkel, nel corso di una telefonata con il premier turco Ahmet Davutoglu, ha chiesto di rispettare il principio della proporzionalità e di non abbandonare il processo di pace, così come l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini.
Ma Recep Tayyp Erdogan non sembra pronto a fare marcia indietro: “Non è possibile portare avanti il processo di pace con coloro che minacciano la nostra unità e fratellanza nazionale”, ha chiarito il presidente turco nel corso di una conferenza stampa ad Ankara, prima della sua partenza per la Cina. “Non sarà fatto alcun passo indietro nella nostra lotta contro il terrorismo, questo processo – ha garantito – continuerà con la stessa determinazione”.