Bruxelles – La Commissione europea non vuole vietare gli spaghetti con le vongole. E’ talmente ovvio che ci si sente quasi ridicoli a scriverlo, ma visto da Bruxelles, il “dibattito” in corso in Italia è piuttosto assurdo, soprattutto quando si scopre che, come ha fatto il collega de La Stampa Marco Zatterin, l’Italia è arrivata a vietare la pesca delle vongole piccole, quelle sotto i 25 millimetri (oggetto della disputa con Bruxelles) quarant’anni (sì, 40 anni) prima della Commissione europea, e la norma, firmata nel 1968 dall’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragt, è ancora in vigore, benché ampiamente ignorata, forse anche a ragione. Anche la Commissione, d’altra parte, è pronta a ridiscutere la misura del pescabile in Adriatico se verrà dimostrato che le vongole di quel mare raggiungono la maturità a dimensioni inferiori.
Spiega Enrico Brivio, portavoce della Commissione europea per questo settore, che “nel caso delle vongole, la normativa europea ha l’obiettivo di preservare la specie, particolarmente vulnerabile, e assicurare il mantenimento dello stock nel lungo periodo”. Brivio afferma che Bruxelles “non vieta lo spaghetto alla vongole, ma rende possibile mangiarlo anche nel futuro”. E poi spiega la posizione di Bruxelles.
“La taglia minima attuale, fissata nell’allegato III del Regolamento Mediterraneo n. 1967/2006, è stata adottata dal Consiglio nel dicembre 2006, al quale ovviamente partecipava il ministro Italiano, ed è in vigore da gennaio 2007”, ricorda il portavoce senza sapere (forse) che in Italia addirittura il divieto era in vigore de decenni. La misura, spiega Brivio “è finalizzata a proteggere i giovanili e ad assicurare la riproduzione dello stock., ed è fissata sulla base del miglior parere scientifico disponibile e non esclusivamente sulla base della taglia di prima maturità sessuale della specie”. Vengono considerati, insomma, vari fattori, in particolare la resistenza a eventi esterni (inquinamento, temperatura e salinità dell’acqua…).
Brivio sottolinea che “nel caso delle vongole questi aspetti sono particolarmente importanti, poiché si tratta di specie che non si possono spostare dal fondo marino e che quindi sono molto vulnerabili in caso di cambiamenti nell’ambiente esterno”.
Il portavoce della Commissione spiega poi che le sanzioni per chi viola il divieto non sono decise a Bruxelles, ma in base alle regole europee “l’entità di queste sanzioni è di esclusiva competenza dello Stato membro”, dunque è l’Italia che decide per le vongole “italiane”, con un decreto legislativo del 2012 e che ora è in revisione in Parlamento.
La misura non è fissa ed immutabile, comunque, perché, secondo quanto spiega Brivio, “gli Stati membri possono presentare alla Commissione raccomandazioni congiunte concernenti le misure tecniche volte a raggiungere gli obiettivi della Politica Comune sulla Pesca (principio della “regionalizzazione”)”. In sostanza se l’Italia o altri Paesi riterranno che ci siano evidenze scientifiche che sia mutata la situazione degli ambienti ittici sulla base dei quali sono state definite le correnti normative, potrà presentarle e richiedere una modifica.
Insomma, conclude il portavoce, “le misure previste dalla normativa europea sul pescato, oltre ad essere state pensate sulla base di pareri scientifici, hanno lo scopo di far sì che in futuro in Italia si possa ancora mangiare un buon piatto di spaghetti con le vongole. La pesca di vongole di dimensioni inferiori a 25 millimetri provocherebbe, infatti, nel lungo periodo, una penuria di vongole che inciderebbe ancor di più sulle tasche del settore della pesca”.