Roma – “Purtroppo le tragedie continuano. Noi continuiamo a lavorare e non ci fermeremo fino a trovare una soluzione che fermerà, un giorno”, questi tragici eventi. E’ la promessa di Cécile Kyenge, eurodeputato S&D che partecipa alla delegazione del Parlamento europeo in visita in Sicilia per verificare l’utilizzo dei fondi comunitari per le politiche di immigrazione. Un impegno, quello indicato da Kyenge, che non servirà a riportare in vita i circa quaranta migranti che, stando ai racconti dei sopravvissuti, sarebbero annegati ieri al largo delle coste libiche, prima che il gommone su cui viaggiavano venisse soccorso da un mercantile. Secondo la parlamentare di Strasburgo, bisogna “rafforzare le vie legali per l’immigrazione e il diritto di asilo”, altrimenti “le persone continueranno ad affidarsi ai trafficanti di esseri umani”.
La delegazione congiunta delle commissioni Bilancio (Budg) e Libertà civili (Libe) dell’Europarlamento si è recata in visita a Pozzallo (Rg) e Mineo (Ct). “Rendiamo omaggio agli sforzi profusi dalle autorità italiane a livello locale”, ha dichiarato Jean Arthuis, esponente del gruppo Alde e presidente della commissione Budg. “Abbiamo visto che c’è un problema di identificazione” dei migranti che transitano dai Centri di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara), ha proseguito. “Non vogliono sottoporsi alle procedure di foto identificazione”, ha spiegato ancora, evidenziando un fatto arcinoto perfino anche ai migranti: nel momento in cui vengono registrati in Italia, secondo le norme europee, è nel nostro Paese che devono rimanere e presentare richiesta di asilo. Il mloro rifiuto è quindi dovuto al desiderio di raggiungere altri Stati membri. Per risolvere il problema dell’identificazione, dunque, “ci sembra indispensabile rivedere il sistema di Dublino”, ha sostenuto Arthuis.
Secondo il liberale francese, “i problemi migratori costituiscono una sfida enorme per l’Europa”, e “ciò che ci si aspetta dal Parlamento europeo non è solo un minuto di silenzio o dei momenti di commozione”. Vanno trovate delle soluzioni che, “nel rispetto delle istituzioni”, siano in grado di tutelare “i diritti umani” e garantire “l’accoglienza dei richiedenti asilo, senza tuttavia farci prendere da fenomeni di razzismo che potrebbero metterci collettivamente in difficoltà”. Un compito difficile da conciliare con il fatto che comunque, come indica ancora l’eurodeputato, “il sistema rimane fondato sulla responsabilità, che non è totale, degli Stati membri”. Sono loro “che si assumono il controllo delle frontiere”, ha concluso.
“La delegazione di parlamentari europei è rimasta molto sorpresa” dopo aver discusso con il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera. È stato lui stesso a rivelarlo dopo l’incontro, aggiungendo che si è parlato “dei migranti, specialmente quelli di nazionalità siriana, eritrea e somala, che stanno un giorno soltanto” nel Cara di Mineo, “non si fanno foto segnalare e poi se ne vanno, ma vengono pagati come se fossero stati presenti cinque giorni”.
La gestione del centro di Mineo è in effetti sotto la lente della magistratura. Verzera lo ha definito “un caso di Stato” parlando di “molteplici filoni di indagine, che vanno dal caso parentopoli alle assunzioni, alle irregolarità dell’appalto, alle eventuali turbative d’asta”. Riguardo all’affidamento, ha ricordato che si tratta di una assegnazione dichiarata illegittima dall’Autorità anticorruzione, perché “sostanzialmente è un appalto da 100 milioni di euro al quale non possono presentare offerte tutte le imprese e quindi, di fatto, è stato assegnato all’unica che poteva prenderselo”.
Il procuratore si riferiva al “paradosso” dell’azienda “Pizzarotti, che fa parte dell’Ati (Associazione temporanea di imprese, ndr) ed é anche la proprietaria degli alloggi del Cara. Quindi, la stazione appaltante di cui fa parte la Pizzarotti paga l’affitto a sé stessa”, ha denunciato.